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Gelli: Colombo, con indagini a Milano Tangentopoli sarebbe emersa 10 anni prima

16 dicembre 2015 | 14.30
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Gherardo Colombo che scoprì carte P2 di Licio Gelli da Facebook
Gherardo Colombo che scoprì carte P2 di Licio Gelli da Facebook

Nella contabilità della P2 gestita da Licio Gelli e scoperta nell'81 a Castiglion Fibocchi nell'ambito di un'indagine condotta dai giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, c'era di tutto. Soprattutto, spiega all'Adnkronos Gherardo Colombo, c'erano "notizie che se avessimo potuto coltivare con indagini a Milano sono certo che avrebbero portato a scoprire quella che fu poi Tangentopoli dieci anni prima". E come sarebbe stata? "Di certo diversa", replica subito con una punta di amarezza Colombo.

Ma comunque "avremmo scoperto quel sistema molto tempo prima, impedendogli magari di ramificarsi così tanto, anche se all'epoca c'era una situazione storica diversa, non era ancora caduto il muro di Berlino e probabilmente i grandi blocchi di potere avrebbe cercato di bloccare le indagini". In ogni caso Milan o non ha potuto indagare. L'intero carteggio passò a Roma e i magistrati milanesi non poterono lavorare a tutto tondo su quanto emerso. Ed era tanto "un grosso centro di potere -riassume infine Colombo- capace di influire sulle istituzioni e non solo".

Di Licio Gelli , il gran maestro della loggia P2 morto questa notte all'età di 96 anni, Gherardo Colombo, l'ex giudice istruttore milanese che con Giuliano Turone, scoprì nel corso di una perquisizione a Castiglion Fibocchi, la lista con l'elenco degli iscritti alla loggia segreta, non vuole parlare. Quel che ancora ricorda però è l'impressione che ebbe davanti a quell'elenco "quasi 1000 persone. C'era di tutto, parlamentari, ministri. C'era tutto l'organigramma, diviso per 'categorie'". E poi conti e buste e in ciascuna di queste ultime "almeno una notizia di reato". Non solo. "Nella contabilità della P2 -aggiunge Colombo-abbiamo trovato anche tutte le quote pagate, ma non erano grosse somme, il massimo erano 500.000 lire dell'epoca. In un caso versate con un assegno". Ma soprattutto, ricorda il magistrato "c'erano tante buste, tante notizie di reato. C'erano elementi sul noto 'conto Protezione', elementi di un accordo" tra una nota testata nazionale "e la segreteria nazionale della Dc". Ma il 'tesoro' cartaceo di Licio Gelli passò a Roma.

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