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Roma, vessato e picchiato da usurai per un debito: 2 arresti a San Cesareo/Il Video

16 gennaio 2016 | 18.43
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Aveva accettato un prestito a interessi altissimi, ma nel tempo non è riuscito a restituire i soldi agli usurai ed è stato così vessato, intimido, costretto a vendere molti beni e picchiato. I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Palestrina, nelle prime ore della mattinata, hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Tivoli su richiesta della locale Procura, nei confronti di due italiani di cui uno di origine campana 36enne, con precedenti penali, e l’altro di origine prenestina, di 29 anni, imprenditore, poiché ritenuti responsabili del reato di estorsione in concorso, usura e lesioni personali.

Le indagini sono partite dalla denuncia presentata ai carabinieri di Palestrina da un imprenditore edile della provincia di Roma. L'uomo, in difficoltà, era stato avvicinato da uno degli arrestati che si era reso disponibile a offrirgli denaro in prestito a un tasso ritenuto “ragionevole”. L’imprenditore, che aveva trovato le “porte chiuse” nel circuito legale del credito, pur di pagare gli operai e i fornitori ha ottenuto un prestito accettando però interessi altissimi. Nel corso del tempo all’uomo, che non è riuscito a soddisfare le pretese dei suoi aguzzini, è stata tolta dapprima la macchina di grossa cilindrata della moglie e poi l’autocarro intestato alla società. Successivamente la vittima ha cominciato a versare mensilmente denaro per coprire gli interessi usurai: a oggi ha versato quattro volte l’intera somma ricevuta in prestito, ma senza riuscire ancora a vedere ridotto il capitale iniziale del debito.

L’imprenditore, completamente strozzato, è stato più volte aggredito, intimidito e vessato arrivando a vendere parte dei suoi beni per fare fronte al debito; in una circostanza è stato preso e portato in un’area di servizio autostradale, dove è stato pesantemente picchiato e intimidito. Gli aguzzini lo hanno addirittura esortato a costringere la moglie a prostituirsi sino all’intera restituzione della somma prestata.

La pressione veniva esercitata non solo nei riguardi dell’imprenditore ma anche dei suoi parenti: gli arrestati si presentavano nei pressi della scuola dei suoi figli, arrivando a intimidire persino la moglie. Le incursioni a casa del nucleo familiare erano quasi quotidiane, le telefonate erano ossessive. Dalle indagini dei carabinieri è emerso che il denaro arrivava agli arrestati tramite conti correnti di società riconducibili a soggetti vicini agli usurai.

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