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"Regeni fermato e identificato dalla polizia egiziana". A Fiumicello l'ultimo saluto

12 febbraio 2016 | 09.40
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Una manifestazione in ricordo di Giulio Regeni (Afp) - AFP
Una manifestazione in ricordo di Giulio Regeni (Afp) - AFP

Oggi l’ultimo saluto a Giulio Regeni, il ricercatore 28enne ucciso al Cairo. In tanti, tantissimi, in particolare giovani, tanto che nella palestra del paese natio del giovane, Fiumicello, in provincia di Udine, non c'era più posto e moltissima gente è rimasta fuori, sotto la pioggia, dove ha potuto ascoltare la cerimonia da altoparlanti fissati all'esterno della struttura.

Caricata la bara sul feretro, ora seguita da una folta folla si sta dirigendo al cimitero di Fiumicello. La cerimonia aperta a tutti, ma non alle telecamere o alle macchine fotografiche, come richiesto dai genitori del giovane, che hanno voluto una cerimonia strettamente privata. Il prete, che ha celebrato i funerali ha sottolineato come Giulio, "ci propone amore verso il prossimo nonostante le diversità ed esempio per impegno giustizia sociale". Tanti amici, molti arrivati dall'estero e ospitati da una trentina di famiglie di Fiumicello che hanno messo a disposizione le loro case. Un cuscino di fiori bianchi copriva il feretro del giovane. Alla cerimonia ha partecipato anche il pm di Roma Sergio Colaiocco, al quale è affidata l'indagine sulla morte di Regeni. L'occasione consentirà al magistrato di raccogliere le dichiarazioni di amici e conoscenti del giovane.

Dall'estero sono giunti numerosissimi amici del ricercatore 28enne, ospiti degli stessi residenti di Fiumicello. Anche il pm di Roma Sergio Colaiocco, al quale è affidata l'indagine sulla morte di Regeni, è a Fiumicello per partecipare ai funerali. L'occasione consentirà al magistrato di raccogliere le dichiarazioni di amici e conoscenti del giovane.

Intanto continuano le indagini sulle ultime ore del ricercatore. Dalle testimonianze di tre suoi amici raccolte ieri in procura a Roma è emerso infatti che Regeni era preoccupato per una fotografia scattata l'11 dicembre da uno sconosciuto durante un incontro al Cairo nel corso di un'assemblea dei sindacati indipendenti. Una circostanza che, come il ricercatore aveva confidato a due amici, lo aveva preoccupato. Ma dopo Natale, hanno raccontato sempre i suoi amici, era apparso più sereno.

Al vaglio degli investigatori ci sono diverse circostanze. Tra queste anche quella che il ricercatore tempo prima del 25 gennaio, quando fu ritrovato senza vita, sarebbe stato fermato e identificato dalla polizia egiziana. Sulle ragioni di questo controllo non sono però emersi particolari, si è appreso soltanto che questa informazione insieme con altre è al vaglio degli investigatori per ricostruire i movimenti di Regeni nei giorni precedenti la morte.

Matteo Renzi, parlando della vicenda, ha detto a 'Radio anch'io': "Abbiamo detto agli egiziani una cosa semplice: l'amicizia è un bene prezioso ma è possibile solo nella verità".

A intervenire sono anche i Rettori italiani. "Sappiamo che l’attività scientifica è fatta di dedizione e sacrificio. Sappiamo che essa ci sospinge per sua stessa natura ai limiti del conosciuto. Sappiamo che essa pone dilemmi morali a volte laceranti. Non possiamo però accettare che essa comporti la morte per mano di altri uomini - affermano i Rettori - Non possiamo accettare che la volontà di conoscere e far conoscere sia frenata dall'intimidazione".

"Perciò - proseguono i Rettori - come studiosi, ribadiamo, di fronte alla tragedia di Giulio, che il posto di un ricercatore è quello in cui la ricerca lo chiama. Rivendichiamo il diritto e assumiamo il dovere di fare ricerca in ogni contesto e di collaborare fraternamente in ogni contesto con tutte le persone di scienza. Oggi, riconoscere davvero questo diritto e questo dovere vuol dire impegnarsi con urgenza e sincerità a fare emergere la verità sulla fine di Giulio".

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