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"Costrette ad abortire con mix di farmaci e alcol", scoperta tratta donne Nigeria-Italia: 7 arresti

12 febbraio 2016 | 08.42
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Costretta ad abortire con un cocktail di farmaci e alcool perché rimasta incinta di un cliente. E' una delle storie emerse dalle indagini della Squadra Mobile della Questura di Roma che hanno consentito di smantellare una complessa organizzazione criminale attiva nello sfruttamento della prostituzione di giovani donne fatte giungere appositamente in Italia attraverso la rotta Nigeria-Libia-Sicilia.

Sette ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite dalla Polizia di Stato in seguito a un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma: si tratta di sette nigeriani responsabili a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata al reclutamento, all’induzione ed allo sfruttamento della prostituzione, anche minorile, nonché procurato aborto in persona non consenziente e rapina. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Roma, hanno consentito di smantellare una complessa organizzazione criminale attiva nello sfruttamento della prostituzione di giovani donne fatte giungere appositamente in Italia attraverso la rotta Nigeria-Libia-Sicilia.

Alla ragazza costretta ad abortire con un cocktail di farmaci e alcool perché rimasta incinta di un cliente, le era stato offerta la possibilità, da parte di una donna nigeriana a capo del sodalizio criminoso, di raggiungere Roma per trovare lavoro. La giovane, convinta a partire con questa falsa promessa, era stata prima consegnata a un uomo nigeriano che l’aveva accompagnata attraverso il continente africano sino a raggiungere le coste libiche, per poi imbarcarsi, dopo un periodo di attesa in una 'connection house' in compagnia di altre ragazze sempre reclutate dalla medesima organizzazione, su un barcone che trasportava circa 70 clandestini, giungendo sulle coste siciliane nei pressi di Lampedusa.

Prima di partire per l’Europa, la vittima era stata sottoposta, da parte dei parenti della sua sfruttatrice, a un rito Woodoo, attraverso il quale viene fatta promessa di lealtà e di restituzione di denaro. Una volta giunta a Roma, la giovane nigeriana, dopo essere stata sistemata in un appartamento di viale Alessandrino, era stata costretta a prostituirsi dalla sua sfruttatrice, che originariamente le aveva proposto il viaggio a Roma, attraverso varie minacce, ricordandole il rito woodoo alla quale era stata sottoposta nel suo paese d’origine. Nel corso delle investigazioni, si è accertato come la sfruttatrice abbia costretto la vittima ad abortire con un cocktail di farmaci e alcool perché rimasta accidentalmente incinta di un cliente, abbandonandola in strada prima di essere soccorsa da personale del 118 e ricevere le cure del caso presso il Policlinico Tor Vergata.

Le ragazze sfruttate, circa una decina, venivano costrette a prostituirsi nella zona nord dell’hinterland romano, lungo le strade consolari Salaria, Flaminia e sulla via Palmiro Togliatti. Tutti gli arrestati, ad eccezione di uno già in carcere a Civitavecchia, sono stati portati presso il carcere di Rebibbia.

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