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#Obiettiamolasanzione

Aborto clandestino, la protesta contro la supermulta corre sui social

25 febbraio 2016 | 08.55
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Unite per 'obiettare' la sanzione prevista dalla depenalizzazione dell'aborto clandestino. Sta sollevando un polverone di polemiche il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri in materia di depenalizzazioni e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22 gennaio 2016. Il motivo? Tra i reati puniti con la sola ammenda rientra quello previsto dal 2° comma dell'art. 19 della legge 194.

Se prima, alla donna che si sottoponeva ad aborto al di là delle condizioni previste dalla norma veniva ingiunta, dopo un procedimento giudiziario, una multa fino a 51 euro (pari alle vecchie 100.000 lire), oggi dovrebbe invece pagare una cifra che va dai 5.000 ai 10.000 euro. Un aumento sproporzionato, 'ingrossato' che non ha mancato di sollevare critiche e proteste, soprattutto sui social, sui quali sono già diventati virali gli hashtag #obiettiamolasanzione e #apply194, lanciati il 22 febbraio in un vero 'tweetbombing' contro il decreto.

Decine i cinguettii su Twitter, tra cui alcuni indirizzati al premier Matteo Renzi e al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per arginare l'obiezione di coscienza (in Italia il 70% dei medici e degli infermieri sono obiettori) e ritirare la supermulta che rischia di limitare il diritto all'aborto. Anche se l'interruzione di gravidanza è tutelata dalla legge 194, ancora oggi per le donne italiane abortire risulta spesso un percorso a ostacoli e contro il tempo.

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