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Milano: lettera denuncia, in via Borgogna parcheggio 'insostenibile'

07 marzo 2016 | 16.55
LETTURA: 9 minuti

I primi segni di accantieramento in via Borgogna a Milano
I primi segni di accantieramento in via Borgogna a Milano

Un parcheggio 'insostenibile'. E inutile. Perché il progetto che ci sta dietro presenta criticità "sotto il profilo economico-finanziario". Perché porterà "serissimi problemi in ordine alla sicurezza e incolumità pubblica". Perché determinerà un "centro cittadino sventrato e bloccato". E, tra gli altri motivi, perché i cantieri "pregiudicheranno la sicurezza pubblica, la vivibilità e gli interessi di tutti i residenti e i commercianti della zona". Senza contare che "su via Borgogna si affaccia un importante edificio storico sottoposto a tutela diretta mediante decreto di vincolo del 1951". E il fatto che le politiche degli ultimi anni a tutela dell'ambiente e della sostenibilità hanno portato a meno auto in centro e meno posti occupati nei parcheggi già esistenti. Uno nuovo, quindi, rischia di essere 'inutile'.

Il parcheggio di via Borgogna non deve essere costruito. Questo chiedono e scrivono in una lettera-denuncia i residenti e i commercianti presenti lungo la via. Dopo le manifestazioni di piazza, i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, dopo gli annunci di esposti in procura, è di pochi giorni fa l'invio di una lettera nella quale vengono riassunti tutti, e sono tanti, i motivi per bloccare il parcheggio che dovrebbe 'aprire' nella centralissima Piazza San Babila a Milano. I primi segni di accantieramento sono già evidenti su Largo Toscanini. La lettera è stata inviata a 16 mittenti, dal sindaco Pisapia al prefetto Alessandro Marangoni, dagli assessorati interessati alla direzione regionale per i Beni Culturali, la croce rossa, i vigili del fuoco e la polizia municipale.

"Si tratta di un vero e proprio 'residuato bellico' di una politica – quella del Piano Parcheggi Albertini del 2000 – che è stata da tempo ampiamente superata dai nuovi indirizzi programmatici e di regolamentazione per la mobilità veicolare e l’accessibilità all’Area C. Nonostante lo scenario della sosta e della mobilità nel centro cittadino sia radicalmente mutato, a distanza di oltre quindici anni da quel controverso Piano Parcheggi, il Comune, contraddicendo i propri atti ed indirizzi programmatici, ha deciso di far realizzare un parcheggio interrato, certamente inutile e dannoso per l’interesse pubblico dell’intera collettività".

Quello di via Borgogna "è infatti un indegno esempio di mera speculazione edilizia privata, mascherata dai connotati del pubblico interesse. Non può essere definita altrimenti l’opera in questione, che su 325 posti auto complessivi ne riserva ben 238 – che significa 3 piani su 4 dell’intero parcheggio – ad usi esclusivamente privati, destinando a postazioni pubbliche a rotazione soltanto i restanti 87". Non certo, quindi, secondo i residenti e i commercianti della via, un "servizio reso al pubblico". Il parcheggio "non ha senso", soprattutto "se si considera che ormai da diversi anni lo stesso Comune di Milano ha posto in essere una serie di politiche programmatorie a tutti note (Ecopass, Area C, bike sharing, car sharing), al fine di spostare la domanda sul trasporto pubblico e di ridurre il traffico automobilistico, definitivamente abbandonando sia il concetto della libera circolazione delle auto, sia la creazione di parcheggi in struttura nel centro cittadino".

Tutte queste politiche a tutela dell'ambiente e della sostenibilità "hanno portato all’attuale situazione di soprannumero di posti auto disponibili, rispetto alle esigenze effettive della collettività, nei numerosi parcheggi già esistenti nella zona e, perciò, rendono del tutto inutile ed irragionevole la creazione di uno nuovo". Esiste quindi il rischio "che è praticamente certo stando alla situazione di mercato appena descritta", si legge nella lettera denuncia "che anche questo parcheggio, come tutti gli altri, risulti perennemente in perdita, nonché l’ulteriore, e ben più grave pericolo, che i soldi dei cittadini siano distorti da usi effettivamente pubblici per andare a ripianarne i bilanci".

Un "quadro drammatico", scrivono residenti e commercianti, destinato inevitabilmente ad avverarsi. Intanto sotto il profilo finanziario. "Bastino a tal fine -si legge- alcune considerazioni circa l’assenza di solidità e l’insostenibilità del progetto sotto il profilo economico-finanziario. La società costruttrice, la Expo Borgogna Parking (ex gruppo Claudio Salini), ha gonfiato con prezzi del tutto non congrui e fuori dal mercato i ricavi previsti nel piano economico finanziario del progetto, stimando la vendita dei posti auto ad un costo (110.000 euro per ciascun posto auto privato) che è doppio rispetto a quello di mercato corrente per i posti auto nella medesima zona (pari a circa 50.000 euro). A ciò si aggiunga che il costruttore ha fornito una fideiussione assicurativa rilasciata da parte di una società di un Paese black list (Gibilterra, ndr) e che lo stesso piano economico finanziario è stato asseverato da Banca Etruria, nota per le recenti vicende che ne hanno evidenziato il dissesto".

Quanto basta per far dire ai sottoscrittori della lettera denuncia che "non ci si spiega come il Comune abbia ritenuto sufficiente tale documentazione – tanto inaffidabile – se non al solo scopo di concludere una procedura spiccatamente transattiva per evitare possibili contenziosi con la società (peraltro già verificatisi in passato), ma senza alcun riguardo all’interesse dei cittadini ed alla corretta e prudente gestione del denaro pubblico, pur trattandosi di un’opera – dal punto di vista di chi la deve pagare – 'pubblica'".

Con il parcheggio in questione "vengono mortificati anche diversi altri interessi dei cittadini. La via Borgogna sarà assediata per anni (più di 2 sono quelli previsti nel cronoprogramma) da palizzate, recinzioni, scavi, materiali e mezzi che ne comprometteranno drasticamente la vivibilità e la fruibilità da parte del pubblico, dei residenti e dei lavoratori. Il cantiere, inoltre, nella soluzione progettuale approvata dall’Amministrazione, prevede la riduzione del marciapiede del lato di via Borgogna libero dai portici a soli 1,50 metri di larghezza, tramite l’innalzamento di una staccionata chiusa della lunghezza di oltre 25 metri; circostanza, questa, che pone serissimi problemi in ordine alla sicurezza ed incolumità pubblica, ostacolando il passaggio dei mezzi di soccorso ed il deflusso delle persone dagli edifici in caso di emergenza, e che, per tale motivo, è già stata portata all’attenzione di tutte le competenti Amministrazioni ed Enti interessati".

Ma non solo. Il cantiere é concomitante e adiacente a quello per la realizzazione della nuova Linea metropolitana M4, appena avviato. Ciò significa che tutta la zona di piazza San Babila, via Borgogna, corso Europa, Largo Toscanini e Largo Augusto sarà sostanzialmente interdetta alla circolazione pedonale e veicolare per lunghissimi anni. "A maggior ragione, quindi, è d’obbligo chiedersi -si legge ancora- se non sia più opportuno mettere da parte il cantiere per il parcheggio, in nome della realizzazione della vera e prioritaria opera pubblica, la Linea metropolitana 4. Quest’ultima, peraltro, riporterà l’intersezione delle linee della metropolitana proprio sotto la stazione di San Babila, con ciò risultando ancor più evidente che la realizzazione del parcheggio in via Borgogna è del tutto inutile".

L'aspetto archeologico, infine. Lungo il tracciato di entrambi i cantieri, è notizia degli ultimi giorni, il ritrovamento lungo Corso Europa, nell’ambito dei lavori preliminari alla realizzazione del nuovo tratto della Linea metropolitana 4, di importanti resti di mura romane e di un edificio termale risalente anch’esso all’epoca romana. I lavori "richiederanno l’intervento della Soprintendenza per i Beni Archeologici e preannunciano in modo ineludibile una situazione analoga a quella vissuta per lunghissimi anni in relazione al parcheggio di Piazza Sant’Ambrogio. Oltretutto, sempre in tale prospettiva, v’è da considerare anche che su via Borgogna affaccia un importante edificio storico sottoposto a tutela diretta mediante decreto di vincolo del 1951, del quale non pare che l’Amministrazione abbia mai tenuto conto nell’approvazione del contestato progetto di parcheggio (sebbene a tal fine sia sufficiente già il solo esame delle tavole del Pgt vigente)". La prospettiva è allarmante: "andremo incontro, quindi, ad un centro cittadino sventrato e bloccato per un tempo indefinito da cantieri che pregiudicheranno la sicurezza pubblica, la vivibilità del contesto circostante ed anche gli interessi di tutti i residenti e i commercianti della zona, considerato l’inevitabile calo di presenze nei molti esercizi commerciali affacciati su quest’area"

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