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Cassazione: "Se avvocato gonfia la parcella, non punibili le minacce del cliente"

08 marzo 2016 | 17.57
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Immagine di repertorio (Fotogramma) - Fotogramma
Immagine di repertorio (Fotogramma) - Fotogramma

Stop alle parcelle gonfiate degli avvocati. Diversamente, la reazione stizzita e minacciosa del cliente, non può essere perseguita penalmente. Parola di Cassazione che ha bocciato il ricorso di una avvocatessa bolognese che si era opposta alla doppia assoluzione (Giudice di pace e Tribunale di Bologna) accordata a due ex coniugi dalle accuse di ingiuria e minaccia per essere andati nello studio della professionista, accusandola di 'scorrettezza' e minacciando di adire le vie legali se avesse preteso una parcella superiore a quella stabilita a voce al termine della causa di separazione.

Professionista e cliente, ricostruisce piazza Cavour, al termine della causa di separazione avevano concordato verbalmente un compenso determinato in percentuale sulla somma che la donna avrebbe dovuto ricevere dal marito a titolo di assegno divorzile. A fine incarico, l'avvocato aveva preteso la percentuale del 15% contro quella pattuita al 10%. Da qui la 'spedizione punitiva' organizzata dalla donna, spalleggiata dall'ex marito e dal cancelliere del tribunale.

Inutile il ricorso dell'avvocato in Cassazione. La Suprema Corte, alla luce della richiesta "talmente esorbitante da rappresentare fatto ingiusto", ha ritenuto di non dover punire la reazione scomposta della coppia che ha agito "in stato d'ira determinato dal fatto ingiusto altrui".

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