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Caso Cucchi, Cassazione: "Nessuna spiegazione convincente su morte Stefano"

09 marzo 2016 | 15.29
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Ilaria Cucchi davanti al Tribunale di Roma mostra la foto del cadavere martoriato del fratello Stefano (Fotogramma)
Ilaria Cucchi davanti al Tribunale di Roma mostra la foto del cadavere martoriato del fratello Stefano (Fotogramma)

Non sono state fornite "spiegazioni esaustive e convincenti del decesso di Stefano Cucchi". La Cassazione, in 57 pagine di motivazioni depositate oggi, spiega perché lo scorso 15 dicembre ha annullato l'assoluzione di cinque medici dell'ospedale Pertini dove era stato ricoverato il geometra deceduto dopo una settimana, disponendo un appello-bis per omicidio colposo. Erano stati invece definitivamente assolti invece tre agenti di polizia penitenziaria, il medico che per primo visitò Cucchi e i tre infermieri finiti sotto procedimento.

La Suprema Corte scrive che il ricorso della Procura di Roma, relativamente alla posizione dei medici, coglie nel segno laddove denuncia "l'insufficienza del percorso motivazionale seguito dalla corte territoriale, in termini di carenza di adeguata motivazione su un punto decisivo ai fini dell'indagine sulla responsabilità degli imputati, rappresentato dall'individuazione della causa naturale della morte di Cucchi e ciò basta a giustificare una pronuncia di annullamento con rinvio, indipendentemente dall'ulteriore problema riguardante la responsabilità dei singoli medici tratti a giudizio".

Scrivono gli 'ermellini' che "l'esatta individuazione della 'causa materiale' della morte del Cucchi, cioè della patologia che ne ha determinato il decesso, rappresenta, pertanto, il necessario antecedente su cui innestare l'indagine sull'esistenza del nesso di causalità giuridica, che risulterebbe inevitabilmente non esplicabile ove non si raggiungesse la necessaria certezza processuale sulla sussistenza di tale antecedente".

Piazza Cavour rileva poi che le 'mancanze di certezze' sulla "causa materiale della morte" del geometra romano "desunta dal giudice di secondo grado dalla circostanza che le quattro diverse ipotesi avanzate al riguardo da parte dei periti di ufficio (morte per sindrome di inanizione), dai consulenti del pm (morte per insufficienza cardio circolatoria acuta per brachicardia), delle parti civili (morte per esiti di vescica neurologica) e degli imputati (morte cardiaca improvvisa), tutti esperti di chiara fama, non hanno fornito una spiegazione esaustiva e convincente del decesso di Stefano Cucchi". Da qui la legittimità dei "vizi motivazionali" denunciati dal pm.

La Suprema Corte, nelle motivazioni della sentenza sul caso Cucchi, bacchetta poi i giudici di merito per "avere giustificato l'impossibilità di giungere ad una decisione in termini di responsabilità, anche per l'assenza di precise 'linee guida' nel trattamento della sindrome da inanizione per la complessità e oscurità e atipicità delle condizioni di salute di Cucchi".

Le linee guida, infatti, osserva la Suprema Corte "non eliminano l'autonomia del medico nelle scelte terapeutiche, giacché questi è sempre tenuto a prescegliere la migliore soluzione curativa, considerando le circostanze peculiari che caratterizzano il caso concreto e la specifica situazione del paziente, nel rispetto della volontà di quest'ultimo, al di là delle regole cristallizzate nei protocolli medici".

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