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Italiani uccisi in Libia, legale Failla: "L'autopsia di Tripoli è stata una macelleria"

10 marzo 2016 | 09.51
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L'arrivo a Ciampino delle salme di Salvatore Failla e Fausto Piano (Fotogramma)
L'arrivo a Ciampino delle salme di Salvatore Failla e Fausto Piano (Fotogramma)

L'esame ha accertato la presenza di schegge in varie parti del corpo che appaiono molto utili per poter identificare sia il calibro dei proiettili, sparati durante il conflitto a fuoco contro Salvatore Failla e Fausto Piano e anche il tipo di arma che avevano i partecipanti al conflitto. La dinamica della sparatoria che ha determinato l'uccisione dei due ostaggi è identica per entrambe le vittime e come si è già detto i due ex ostaggi non presentano colpi alla nuca. Si smentisce così che ci sia stata una vera e propria esecuzione.

I colpi mortali - ''Non ci sono tracce di colpi dati alla testa, i colpi mortali sono almeno due, uno a livello dello sterno è uno a livello lombare. Tutti organi vitali che vanno facilmente in emorragia quindi si rompono i grossi vasi e si muore subito''. È quanto riferiscono il professor Orazio Cascio e la professoressa Luisa Regimenti, i consulenti medici legali nominati dalla famiglia di Salvatore Failla, uno dei due ostaggi uccisi a Tripoli, nel corso di una conferenza stampa nello studio dell'avvocato Francesco Caroleo. Secondo i consulenti ''sono emersi sei fori d'entrata provocati da arma da fuoco, nessuno alla nuca''.

Autopsia a Tripoli, legale: è stata una macelleria - "Sono stati estratte parti di tessuto corporeo per rendere impossibile l'individuazione dei fori di ingresso e di uscita nonché la distanza da cui i colpi sono stati esplosi e la posizione in cui si trovava la vittima" ha detto Francesco Caroleo Grimaldi, legale della famiglia di Salvatore Failla. "Quello che ci hanno detto oggi i medici legali è di inaudita gravità."Se eliminano la traiettoria, la posizione della vittima , la distanza da cui sono partiti i colpi e il tipo di arma cosa rimane?", sottolinea Caroleo. Secondo il legale "è stato fatto qualcosa volutamente, hanno eliminato l'unica prova oggettiva e determinante per la ricostruzione della dinamica dei fatti. Il soggetto purtroppo non si sa chi è". E infine sull'autopsia fatta a Tripoli conclude: più che un'autopsia "è stata una macelleria".

Medico legale Failla, impossibile risalire ad arma - ''L'assenza dei proiettili non ci fa risalire all'arma, l'assenza dei fori non ci fa risalire alla distanza dello sparo - riferiscono i consulenti medici legali della famiglia Failla, il professor Orazio Cascio e la professoressa Luisa Regimenti - . Alcuni fori sono stati prelevati per motivi di indagine locale. È chiaro che per i fori di entrata e di uscita si procede a un esame istologico, ma a noi non hanno consegnato nulla perché non abbiamo né il rapporto dell'eventuale medico italiano né quello del medico legale libico''.

''I fori sono circa sei, ma la situazione di fronte alla quale ci siamo trovati non ci consente di dare ulteriori spiegazioni perché l'autopsia è stata eseguita altrove, non ci sono stati restituiti i vestiti della vittima né abbiamo un video dell'autopsia, eseguita dai medici legali di Tripoli''. Alla domanda se ci siano state manomissioni sul corpo di Failla, durante l'autopsia a Tripoli, i medici concludono: ''Più che di manomissione possiamo parlare di un metodo che ostacola il nostro modo di lavorare''.

Autopsia, morti in conflitto a fuoco - Salvatore Failla e Fausto Piano sono morti, emerge dall'autopsia, non in una esecuzione, ma in un conflitto a fuoco.

Vedova Failla, non ci crediamo che non è stato pagato un riscatto -"Non è mai successo che un ministro degli Esteri ammettesse il pagamento di un riscatto, le parole del ministro Gentiloni rientrano in un determinato protocollo, le prendiamo per quello che sono, ma noi non ci crediamo" ha detto, intervenendo a 'Radio anch'io', l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, legale della famiglia di Salvatore Failla.

Nessuno dei rapitori parlava italiano - "Tra i nostri sequestratori nessuno parlava l'italiano" ha detto Filippo Calcagno, uno degli ostaggi italiani liberati in Libia. Le dichiarazioni a commento delle parole di Rosalba Castro, la vedova di Salvatore Failla che mercoledì, nel corso di una conferenza stampa, aveva detto che uno dei sequestratori che l'aveva chiamata al telefono parlava l'italiano (ASCOLTA).

Intervenendo alla trasmissione 'Radio anch'io', Calcagno ha spiegato: "Ho sentito la registrazione di Failla fatta ascoltare ieri dalla moglie. Le cose sono andate così, il racconto non si allontana dalla realtà, dall'incubo che abbiamo vissuto. Loro ci avevano chiesto un numero di cellulare di tutti nostri familiari. Io non ricordavo a memoria il numero dei cellulari di mia moglie e dei miei figli e gli dissi che l'unico numero che potevo dare era quello fisso di casa e lo presero. Ce li hanno estorti".

E sui sequestratori ribadisce: "Tra i sequestratori non c'era chi parlava in italiano. Ci dissero attraverso Salvo Failla, che era l'unico che capiva il francese, che loro non parlavano neppure tanto bene, di stare attenti e di non dire altre cose se non quelle cose che venivano suggerite". E sul ritrovamento di un passaporto nel covo, dice: "Quello che hanno trovato nel covo dove eravamo non lo so, abbiamo cambiato luogo solo il 28 novembre".

Poi aggiunge: "Certo che avevamo avuto l'impressione di una trattativa in corso, ce ne accorgevamo dal trattamento. Quando il contatto non c'era venivano e si sfogavano con noi, giù botte; quando c'era erano più calmi" ha detto, parlando del possibile riscatto messo sul piatto per la liberazione. Dopo aver constatato che la ricostruzione fatta dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, Calcagno afferma che "non si allontana da quell'incubo che abbiamo vissuto" e che ha "saputo di Salvatore e Fausto solo al nostro ritorno in Italia".

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