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L'allarme, "in cella 500 minori a rischio Jihad"

11 aprile 2016 | 09.36
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L’Italia deve agire subito per prevenire la radicalizzazione dei giovani musulmani. Ad affermarlo è Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia e la strategia antiterrorismo in una intervista a Repubblica. "Metà dei reclusi nei penitenziari minorili italiani sono musulmani. In cella ci sono circa cinquecento ragazzi, abituati a stare su Internet come tutti i loro coetanei. E per questo possono facilmente entrare in contatto con i siti che predicano la Jihad: sono a rischio altissimo di radicalizzazione", spiega Roberti sottolineando come "se non interveniamo subito, tra cinque-dieci anni ci troveremo nella stessa situazione di Bruxelles o delle banlieue parigine".

Il procuratore ritiene l'intreccio mafie e terrorismo un pericolo ulteriore. "fanno lo stesso gioco", e aggiunge: "Ci sono tanti elementi del passato e del presente che ci indicano come mafia e terrorismo siano in affari". E ancora: "L’Is è un punto di svolta, perché incarna l’intreccio tra terrorismo e criminalità: è una realtà mafiosa che sfrutta il controllo del territorio per attività di imprenditoria criminale come il traffico di droga, il contrabbando di petrolio e di reperti archeologici, i sequestri di persona".

Inoltre, rileva il procuratore: "Ci sono diversi casi di terroristi entrati in Europa sui barconi, ma il vero rischio è che una parte delle persone che arrivano da noi finiscano per radicalizzarsi nei prossimi anni. Anche su questo fronte bisogna rispondere garantendo diritti: abolire il reato di immigrazione clandestina, ridurre le attese per le domande d’asilo, combattere lo sfruttamento dei lavoratori extracomunitari".

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