cerca CERCA
Giovedì 28 Marzo 2024
Aggiornato: 16:08
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Migranti: i disegni della piccola Sheradzade, da Idomeni all'Italia

18 aprile 2016 | 12.32
LETTURA: 6 minuti

Un disegno di Sherazade
Un disegno di Sherazade

Decine di bimbi morti, uccisi dai bombardamenti, che grondano ancora sangue, e poi un carro armato con due bandiere nere attaccate, che continua esplodere colpi e alcuni uomini, tutti vestiti di nero che minacciano con le armi un gruppo di profughi. C'è tutto questo nel disegno di Sheradzade Hassan, una bambina curdo-siriana di otto anni che trascorre il suo tempo, nel campo profughi di Idomeni, al confine tra la Macedonia e la Grecia, a disegnare. Ma non c'è solo la morte nei disegni di questa bambina, scappata dalla guerra, che con i suoi genitori ha un grande sogno: raggiungere la Germania. In un altro disegno di Shera, come ama essere chiamata, c'è il simbolo della Statua della Libertà, ma il viso è quello di una donna con i capelli lunghi, biondi. In una mano tiene la torcia e nell'altra un fiore. E poi, ancora esplosioni, ancora fuoco, ancora morte. I disegni sono stati regalati da Sheradzade a un giornalista, Fabio Sanfilippo, che ha trascorso qualche giorno a Idomeni. E adesso il cronista, tramite la creazione di una pagina Facebook, lancia una campagna promozione "per esporre quei disegni simbolo di una guerra e di una tragica condizione che inevitabilmente sta 'ferendo' troppi bambini".

"Ho incontrata Sheradzade a Idomeni, in quella terra di nessuno al confine greco-macedone dove da mesi sono ammassati migliaia di profughi costretti a vivere in condizioni disumane - racconta Fabio Sanfilippo - Con la sua famiglia, padre, madre e due fratellini ancora più piccoli, occupano due tende piantate nella melma e aspettano. Aspettano che l’Europa decida del loro futuro che loro, dopo essere stati costretti a lasciare la loro casa a causa dei bombardamenti e della guerra, sognano in Germania".

"Sheradzade disegna. È così che trascorre il tempo in quell’inferno in cui noi europei la costringiamo, dove costringiamo altri cinquemila bambini come lei. Disegna la guerra e i bombardamenti che ha vissuto. Disegna la vita quotidiana nel campo di Idomeni. Disegna la speranza tradita di una frontiera che vorrebbe attraversare ma che vede chiusa, sbarrata da un filo spinato. Disegna il viaggio che vorrebbe fare con la sua famiglia, mano nella mano, attraverso campi fioriti verso un futuro di pace e serenità - commenta Sanfilippo - Quando Sheradzade mi ha teso la mano nel gesto di offrirmi i suoi disegni la mia reazione è stata di imbarazzo e incredulità. “No, no”, le ho fatto capire. Non volevo che si privasse di una parte importante del suo vissuto, della sua seppur breve ma intensa esistenza. Ma lei con i suoi occhi scuri e fieri, e con lei suo padre, hanno insistito perché è importante per loro che arrivi il messaggio. Allora con il mio amico Theodoros Chondrogiannos, giovane giornalista greco che a Idomeni mi ha fatto da interprete e producer per il mio lavoro, ci siamo chiesti cosa potevamo fare per questa famiglia e per questa bambina".

"Il giorno dopo, era una domenica, lungo il viale che costeggia i binari del campo abbiamo incrociato ancora Sheradzade a passeggio con suo padre. Con qualche difficoltà, parlano solo la loro lingua, siamo riusciti comunque a capirci e a farci dare il numero di telefono, a dirgli che eravamo pronti ad aiutarli in qualche modo - racconta ancora Fabio Sanfilippo - Ci hanno portato alle loro tende, lì dove vivono. Abbiamo conosciuto il resto della famiglia, la madre e i due fratellini. È stata una piccola festa. La mamma di Sheradzade, prima di salutarci, ci ha fatto capire che Shera – è così che la chiama – aveva finito i colori e gli album da disegno. Ecco, quella sarebbe stata la nostra missione quel giorno: andare a comprare album da disegno e colori. Non è stato facile, era domenica, ma ce l’abbiamo fatta! Per fortuna a qualche chilometro di distanza, a Polikastro, abbiamo trovato una cartoleria aperta e lì abbiamo fatto incetta di tutto: album, colori, fogli da collage, forbici, colla. E anche qualche tavoletta di cioccolato… Siamo tornati al campo e quando la mamma di Sheradzade ci ha visto è stata di nuovo festa".

Dopo quanto accaduto nei giorni scorsi a Idomeni Sanfilippo ha provato a chiamare il papà di Sheradzade ma non ha avuto risposta. "Dalle informazioni che abbiamo la famiglia dovrebbe essere ancora lì, in quel campo. Penso che donandomi quei disegni Sheradzade volesse farli conoscere al mondo, volesse che il mondo conoscesse la vergogna di Idomeni attraverso gli occhi di una bambina e il linguaggio universale dell’arte".

"Per questo lanciamo un appello a tutti gli enti museali o altre istituzioni che fossero interessati a esporre i disegni di Sheradzade a contattarci attraverso la pagina Facebook già attiva Io sono Sheradzade https://www.facebook.com/sheradzade/; lanciamo un appello alle organizzazioni umanitarie presenti a Idomeni – Unhcr, Save the Children, Msf, Medici del mondo – ad attivarsi per verificare se la famiglia si trova ancora lì; lanciamo un appello ai Governi a favorire la partecipazione di Sherdzade e della sua famiglia a eventuali mostre o incontri che dovessero organizzarsi attraverso il rilascio di visti umanitari". Intanto, i prossimi 10 e 11 giugno i disegni di Sherazde saranno in mostra a Carrara. "Ci piacerebbe che Shera diventasse, con i suoi disegni, un simbolo, per attirare l'attenzione di Idomeni - dice Fabio Sanfilippo - In quel campo profughi ci sono 12 mila persone, tra cui 5 mila bambini, molti dei quali piccolissimi".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza