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Il racconto

Genova, un pescatore: "Ho visto in mezzo al mare una grossa chiazza di petrolio"

23 aprile 2016 | 16.51
LETTURA: 3 minuti

Un pescatore, immagine di repertorio (Fotogramma)
Un pescatore, immagine di repertorio (Fotogramma)

"L'altro ieri, ero in mare a circa un miglio da terra; ho calato le reti in mare davanti alla Lanterna e mi sono ritrovato in una grossa chiazza di petrolio. Non era olio, né altro: era petrolio. Quanto grossa? Un paio di miglia di lunghezza per tre di larghezza". E' la testimonianza, resa all'Adnkronos, di un pescatore ligure, Felice Mammoliti, che denuncia la presenza di grosse chiazze di petrolio in mare, non oggi ma nei primi giorni dopo l'incidente che ha causato lo sversamento del greggio nel Polcevera.

Lui, nel petrolio in mare "che si dirigeva verso Ponente seguendo la corrente", ci si è imbattuto subito, così come alcuni suoi colleghi che gli hanno riferito di avere incontrato delle chiazze a Cogoleto e Arenzano, mentre sul posto iniziano ad arrivare da ieri avvistamenti sulla spiaggia tra Pegli, Volpi e Arenzano, e qualcosa a largo di Loano, subito dopo Savona.

"E' evidente che inizialmente, tutti hanno pensato che il petrolio non fosse arrivato in mare, e infatti gli interventi si sono concentrati tutti all'interno - ricorda Felice -. Le squadre sono state subito operative, soprattutto i Vigili del Fuoco e le autorità marittime, ma anche mezzora di tempo in un caso come questo fa tanto. Basta 1 litro di petrolio per inquinare parecchie miglia".

A 51 anni, Felice il suo mestiere lo fa con amore, ma oggi ha paura, teme che questo incidente possa dare il colpo di grazia a un settore già in sofferenza. "Con me, in famiglia siamo alla quinta generazione di pescatori e temo che sarà anche l'ultima", dice.

In Liguria il settore della pesca artigianale non prospera: a fare questo lavoro sono rimaste, in tutta la regione, circa 600 barche e 1.500 operatori "che se spariranno, lasceranno un vuoto immenso in termini di tradizione e cultura, ma anche di conservazione del mare, perché noi piccoli pescatori siamo come i contadini per la terra: un presidio di tutela".

E infatti la sua prima preoccupazione è per il mare. "Il danno più grosso è stato fatto alla natura - commenta Felice - per noi che ci lavoriamo, certamente crea disagio, la gente tende a comprare meno pesce e il rischio è che, come al solito, si decida di risolvere il problema mettendo dei divieti di pesca. E noi siamo rimasti già in pochi...".

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