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Il caso

"Appartiene a una famiglia mafiosa", forestale querela Giletti per la frase in diretta tv

16 maggio 2016 | 18.34
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Massimo Giletti
Massimo Giletti

Finisce in tribunale il caso di omonimia che ha coinvolto Giuseppe Campanella, forestale di Pioppo, frazione di Monreale (Palermo), e Massimo Giletti. Non è bastato neppure il chiarimento in diretta tv di ieri del conduttore de 'l'Arena' per convincere i familiari di Campanella a ritirare una querela presentata nei confronti di Giletti e dei vertici della Rai per diffamazione aggravata. Nella puntata andata in onda il 3 aprile scorso, infatti, Giletti aveva indicato l'operatore forestale come esponente di una famiglia mafiosa del palermitano. Nella querela i Campanella hanno dimostrato, certificati penali alla mano, di essere tutti incensurati e di non essere mai stati coinvolti in indagini per reati di mafia o altro.

"Ho ricevuto nuovamente mandato - ha detto Salvino Caputo, legale della famiglia Campanella - nonostante le scuse del Giletti di proseguire nelle attività processuali. Le scuse del conduttore, oltre che tardive e a non rappresentare alcun esimente dal punto di vista della responsabilità penale, dimostrano come Giletti e i vertici della rete televisiva nazionale hanno pubblicamente formulato accuse gravissime nei confronti di soggetti incensurati senza operare quella rigorosa attività di verifica e controllo che si impone quando si lanciano accuse gravissime attraverso gli organi di informazione".

"Il danno di immagine ha causato danni irreparabili alla nostra famiglia - dicono i familiari di Campanella - e soprattutto ai nostri figli che si sono sentiti mortificati e oltraggiati. Non c'è affermazione più grave e infamate che essere etichettati come mafiosi. E' la morte civile e sociale. I nostri figli e i nostri nipoti a scuola subiscono continue mortificazioni e umiliazioni".

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