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Ricerca: 70% italiani non crede in donne in camice, Giannini firma manifesto

13 giugno 2016 | 19.29
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Nella foto il ministro Stefania Giannini (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Nella foto il ministro Stefania Giannini (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Chi fermerà il 'girl power' nella scienza? Secondo l'esito di un'indagine internazionale, i pregiudizi. Ed è soprattutto l'Italia a non credere nei camici rosa. I dati sono quelli di uno studio realizzato da Fondazione L'Oréal con Opinion Way, presentato oggi a Milano in occasione della 14esima cerimonia di premiazione 'L'Oréal Italia per le donne e la scienza', in cui sono state consegnate a 5 giovani camici rosa borse di studio da 20 mila euro l'una per coltivare un progetto di ricerca. "C'è un numero che è scioccante e va sottolineato: il 70% degli italiani ritiene che le donne non possiedano le capacità necessarie ad accedere a occupazioni di alto livello in ambito scientifico", riferisce Cristina Scocchia, amministratore delegato di L'Oréal Italia.

Gli anni passano e l'era delle 'quote rosa' sembra anacronistica, ma le donne che ambiscono a raggiungere 'l'Olimpo' della ricerca sono ancora costrette ad affrontare una doppia sfida. Non basta far valere il proprio talento. Devono scontrarsi anche con il muro di pregiudizi che le tiene ancorate alla parte bassa della piramide. "Oggi a livello mondiale i ricercatori donna sono solo il 30%", fa notare Scocchia. L'immagine della tubatura che perde, rispolverata da Giovanni Puglisi, presidente emerito della Commissione nazionale per l'Unesco, e utilizzata per fotografare il fenomeno del crollo della presenza femminile man mano che si sale ai vertici, non è una fantasia. Lo sottolinea anche il ministro dell'Istruzione, università e ricerca, Stefania Giannini, presente oggi alla cerimonia nell'università Statale di Milano.

"In Italia le donne laureate, dottorande e dottoresse di ricerca sono più del 50% del totale, ma poi i numeri si assottigliano in modo inesorabile: è donna solo il 30% dei professori associati e il 20% dei professori ordinari. Per non parlare dei rettori donna che si contano sulle dita di una mano. Per un certo periodo di tempo io stessa sono stata la sola in una platea di rettori uomini, e adesso il numero è salito di poco. I dati mostrano una disparità crescente. Come diremmo in politica: ci applaudono molto ma non ci votano". Eppure "le donne nella scienza possono cambiare il mondo", sottolinea Scocchia. Con questa convinzione Fondazione L'Oréal e Unesco hanno lanciato il manifesto 'For Women in Science'.

Il tam tam è partito a marzo 2016 da Parigi e da allora sono diversi gli scienziati e le personalità di tutto il mondo che l'hanno firmato. Fra gli italiani, l'oncologo Umberto Veronesi, che crede da sempre "nella fantasia e nella fedeltà agli obiettivi che le scienziate sono capaci di sfoderare quando inseguono un sogno". Oggi è stata la volta di Stefania Giannini che ha sottoscritto il manifesto sottolineando che per incoraggiare le donne a osare e inseguire le proprie ambizioni l'impegno da parte sua sarà "politico-istituzionale e personale".

Una responsabilità che "deve tradursi in azione". La promessa è quella di parlare del tema delle pari opportunità per le donne nella scienza "anche nel prossimo G7 che sarà organizzato dall'Italia l'anno prossimo. Servono azioni educative e culturali e anche tecniche e amministrative". Un problema di genere, nella ricerca e non solo, "sarebbe ipocrita negarlo. Oggi parliamo di aiutare le ragazze dai banchi di scuola in poi". E i privati, prosegue il ministro, "che vuol dire la società civile, anche a livello di grandi aziende e settori che possono contribuire economicamente, devono cominciare a prendersi maggiori responsabilità nella gestione del patrimonio culturale, nel contributo alla scienza e alla ricerca. Il nostro Paese è in questo ancora in ritardo".

"Noi - assicura - stiamo sensibilizzando in questo senso. Abbiamo politiche concrete, che vanno dalle misure per chi è già lanciato nel campo scientifico al programma 'Le ragazze vogliono contare', campagna di sensibilizzazione e aiuto alle giovanissime perché scelgano il settore di studi scientifici" se lo vogliono. La questione di genere irrompe infatti anche nelle aule scolastiche: il 33% delle donne italiane che nella fascia di istruzione superiore ha seguito studi scientifici ritiene di non aver beneficiato del sostegno dei professori, rispetto al 19% degli uomini.

La strada è lunga: sempre secondo l'indagine presentata oggi il 90% degli italiani crede che sostenere la parità tra uomini e donne in fatto di incarichi scientifici di alto livello meriti un impegno sociale in prima persona. E l'Italia è il Paese che ne è più convinto (rispetto all'84% degli europei), eppure il Belpaese figura tra i Paesi che sottovalutano maggiormente lo scarto esistente tra il numero degli uomini e quello delle donne nel campo scientifico. Gli italiani interpellati ritengono che il 40% dei dottorandi in scienza sia composto da donne, un dato percepito molto diverso dall'effettivo e reale 25%.

Anche le voci di chi ce l'ha fatta non nascondono le difficoltà. Graziella Messina è professore associato nel Dipartimento di bioscienze dell'università Statale di Milano e invita le giovani vincitrici delle borse di studio 2016 a non mollare e ad andare avanti con determinazione. "Ci sono momenti belli e momenti difficili - spiega - Non sempre le cose vanno come vorremmo e anch'io ho pensato più volte di mollare, ma i momenti di crisi passano". Restano i risultati.

Il manifesto 'For Women in Science' con 6 punti invita a: incoraggiare le giovani donne a intraprendere una carriera nel mondo scientifico; abbattere gli ostacoli che non permettono alle scienziate di aspirare a carriere a lungo termine nell'ambito della ricerca; considerare prioritario l'accesso delle donne a posizioni apicali e dirigenziali nel mondo scientifico; mettere in risalto agli occhi dell'opinione pubblica il contributo delle scienziate al progresso scientifico e alla società nel suo insieme.

E ancora: favorire la parità di genere attraverso la partecipazione delle donne anche con ruoli di spicco in simposi e commissioni scientifiche come conferenze, comitati e riunioni consiliari; promuovere attività di mentoring e networking per permettere alle giovani scienziate di pianificare e sviluppare carriere in linea con le proprie aspettative. "E' un impegno solenne - assicura Scocchia - e non ci fermeremo finché l'obiettivo non sarà raggiunto".

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