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Rilevate nuove onde gravitazionali, cambia il modo di studiare l'Universo

15 giugno 2016 | 19.45
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Foto Infn
Foto Infn

Nuova giornata epocale per la fisica moderna. Dopo l'eccezionale scoperta dello scorso febbraio, è stata annunciata oggi l'osservazione di un secondo evento di onde gravitazionali dagli stessi scienziati delle collaborazioni scientifiche LIGO e VIRGO, collaborazioni cui l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Questa seconda osservazione, riferita nel corso di una conferenza stampa congiunta, non solo rafforza il primo annuncio della scoperta delle onde gravitazionali ma segna di fatto una nuova era perchè significa che gli scienziati stanno studiando il nostro Universo in un modo completamente diverso.

Le minuscole increspature nel tessuto dello spaziotempo, previste dalla Relatività Generale di Albert Einstein cent’anni fa e scoperte per la prima volta pochi mesi fa, sono state dunque registrate per la seconda volta, ma sempre durante il primo periodo di presa dati che si è concluso il 12 gennaio 2016. E anche questa seconda scoperta è stata realizzata dagli interferometri gemelli Advanced LIGO che si trovano negli Stati Uniti, a Livingston in Louisiana, e a Hanford nello Stato di Washington. L'evento è stato osservato alle ore 3:38:53 UTC del 26 dicembre 2015, hanno riferito gli scienziati. E, come nel caso della prima rivelazione, anche queste onde gravitazionali sono state prodotte dalla fusione di due buchi neri, processo che risale a 1,4 miliardi di anni fa.

Lo studio è stato accettato per la pubblicazione dalla rivista scientifica internazionale Physical Review Letters che, l’11 febbraio scorso, aveva pubblicato l’articolo della scoperta delle onde gravitazionali. Dopo l’apertura di nuovi orizzonti scientifici con la prima storica osservazione delle onde gravitazionali, questa nuova misura "ci conferma che siamo davvero entrati nel vivo dell’era dell’astronomia gravitazionale: stiamo cioè studiando il nostro universo in un modo completamente nuovo" indicano gli scienziati. Le onde misurate in questa seconda osservazione si riferiscono alle ultime 27 orbite che i buchi neri, di massa pari a 14 e 8 masse solari, hanno percorso nello 'spiraleggiare' vorticosamente l’uno attorno all’altro prima di fondersi e formare un unico buco nero più massiccio, con massa equivalente a 21 masse solari.

L’energia liberata sotto forma di onde gravitazionali equivale quindi a circa una massa solare. "Questo secondo evento -spiega Fulvio Ricci, ricercatore Infn e professore alla Sapienza Università di Roma, a capo della collaborazione scientifica internazionale VIRGO- ha caratteristiche sensibilmente diverse dal primo". "È, infatti, generato da buchi neri più leggeri di quelli del precedente segnale e -prosegue Ricci- noi siamo stati in grado di seguirne l’evoluzione per più tempo: questo ci ha consentito di caratterizzare bene il sistema, nonostante il rapporto tra il segnale e il rumore di fondo fosse di minore intensità".

"Gli osservatori per onde gravitazionali rappresentano uno strumento unico per indagare il cosmo, perché questi particolarissimi messaggeri cosmici portano con sé informazioni che non saremmo in grado di ottenere in altro modo" afferma Federico Ferrini, direttore dello European Gravitational Observatory (EGO), che ospita e gestisce l’interferometro VIRGO. Il segnale delle onde gravitazionali è stato registrato dall’interferometro in Louisiana con 1,1 millisecondi di anticipo rispetto all’interferometro nello stato di Washington. Questa misura, seppur di grande precisione, non consente, però, di localizzare con esattezza la sorgente: per farlo è necessario almeno un terzo interferometro che consenta la triangolazione.

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