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Migranti, un sito internet per i 'nuovi desaparecidos' del Mediterraneo

19 giugno 2016 | 18.06
LETTURA: 4 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Quel cimitero chiamato Mediterraneo: sono oltre 10.000 i migranti e rifugiati morti in mare dall'inizio del 2014, secondo il bilancio dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Oltre 2.800 nei soli 5 primi mesi del 2016. Cifre agghiaccianti che fotografano solo in parte il fenomeno dai contorni ancora più drammatici se si pensa alle vittime in ombra, quelli che nemmeno ce la fanno a raggiungere le coste da dove partono i barconi in rotta verso il 'sogno europeo'.

Invisibili alle cronache, sono loro i nuovi desaparecidos, "quelli di cui nessuno si occupa destinati ad un limbo senza nome: morti che superano di gran lunga il numero delle vittime accertate", dice all'Adnkronos Enrico Calamai, portavoce del Comitato 'Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos', una realtà associativa costituita nel 2014 e che proprio in questi giorni ha lanciato il sito internet. Non l'ennesimo portale sulle migrazioni, ma un sito di approfondimenti sulle reali dinamiche di sparizione dei migranti nel Mediterraneo in 20 anni.

A giudizio di Calamai, ex viceconsole in Argentina ai tempi della dittatura (salvò la vita a centinaia di perseguitati da Videla), "l'impercettibilità, la condanna all'invisibilità dei morti" connota di gravità quel che è già considerato un dramma. "E per morti il nostro Comitato - spiega - intende non soltanto le vittime dei naufragi nel Mediterraneo ma coloro che muoiono prima, per raggiungere le sponde africane o del Medio Oriente: gli eritrei che passano in Sudan e in Libia, i cittadini del Mali, del Gambia, del Niger che vanno in Marocco e vengono respinti e allora vanno in Algeria. Noi occidentali guardiamo tutto questo ma è come se non ci riguardasse". I 'nuovi desaparecidos' attraversano territori pericolosi e spesso ci lasciano la pelle.

L'Europa si è commossa di fronte all'immagine di Aylan "ma i bambini continuano a morire eppure questo non ci fa più impressione", ricorda Calamai avvertendo sul 'rischio assuefazione' ai quotidiani bollettini di guerra frutto della disperazione.

"Queste persone scappano per la vita. Fuggono da crisi provocate dagli occidentali - spiega Calamai -. Fuggono da guerra, povertà, sfruttamento, come facciamo a voltarci dall'altra parte? Pensiamo all'Iraq, all'Afghanistan, alla Siria, alla Libia: gli occidentali bombardano e poi non vogliono che i civili in pericolo vengano in Europa. Non offrendo loro un'opportunità, un visto umanitario, costringiamo queste persone a mettersi in mano alla malavita organizzata e a scegliere il barcone".

Il Comitato 'Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos' nasce proprio dalla volontà di non voltare le spalle a milioni di persone che migrano per la vita. "Si propone - sottolinea il portavoce - di interrompere questa catena di crimini di lesa umanità. E per far questo bisogna aprire un sentiero giuridico, perché non abbiamo altro strumento che il diritto internazionale. In questo senso il Comitato si propone di individuare le responsabilità sia politiche che individuali".

Il Comitato (composto da familiari delle vittime, giuristi, giornalisti ed esponenti della società civile) mira infatti ad azioni intese all'accertamento della violazione dei diritti umani e del diritto internazionale e delle responsabilità avanti alle Corti nazionali, comunitarie, europee e internazionali, oltre alla richiesta di creare un Tribunale internazionale di opinione.

L'obiettivo del Comitato è quello di far luce sul nesso esistente tra le scelte delle politiche migratorie ed i comportamenti degli Stati, da un lato, e la morte di migliaia di persone nel Mediterraneo. Si pensi ad esempio all’adozione di atti che si pongono in un rapporto diretto con l’aumento del numero dei morti in mare, come la scelta di sospendere Mare Nostrum, o ai casi in cui si è omesso di attivare con tempestività ed efficacia il soccorso.

Il sito partecipativo Nuovidesaparecidos è un altro passo del Comitato per mobilitare l'opinione pubblica sullo "sterminio in corso" e invita ogni realtà che vorrà prenderne parte. Si presenta agli utenti con una grafica chiara, informa raccontando storie, sui numeri delle vittime, sui ricorsi legali avviati da altre associazioni e realtà giuridiche in altri paesi. La versione in inglese è ancora in via di sviluppo.

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