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Farmaci: Aifa, 51.000 in cura anti-epatite C, 55% ha già terminato terapia

05 luglio 2016 | 15.22
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 - jarun011 - Fotolia
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"Sono ormai quasi 51.000 i pazienti italiani in cura con i nuovi farmaci anti-epatite C e al 4 luglio 2016 e il 55% (27.900) dei trattamenti risulta terminato. Non abbiamo ancora ricavato dati di efficacia dai nostri registri, ma chiaramente ci attendiamo che la maggior parte di questi pazienti sia guarita". A tracciare il bilancio Simona Montilla, dirigente Centro studi Agenzia italiana del farmaco (Aifa), oggi a Roma nel corso dell'incontro 'Hcv 2016': accesso, risorse e prospettive future' organizzato da Alleanza contro l'epatite.

"A 18 mesi dall'arrivo del primo farmaco anti-Hcv - ha evidenziato Montilla - sono oggi 5 i prodotti disponibili in Italia, che in realtà sono stati registrati tutti nei successi cinque mesi dopo l'arrivo del sofosbuvir. Attualmente cinque Regioni detengono il 60% dei trattamenti e sono Lombardia, Campania, Puglia, Lazio e Sicilia". La dirigente Aifa teme però che, se fosse soddisfatta la richiesta delle associazioni di pazienti di avere un accesso universale a queste nuove, ma costose cure, "i pazienti più urgenti, il cui trend non è ancora in calo, inizierebbero ad avere difficoltà a ottenere le terapie. Più che rimuovere gli attuali criteri di accesso, ne andranno aggiunti di nuovi, che l'Agenzia ha comunque già pronti".

Aifa, ha ricordato Montilla, "sta di nuovo negoziando" i prezzi dei farmaci con le aziende, "i prossimi mesi saranno fondamentali anche perché sono in arrivo nuove molecole e associazioni ancora più efficaci", che insieme ad altri prodotti innovativi, alcuni dei quali "miracolosi", preoccupano dal punto di vista finanziario. E secondo l'esperta, "i risparmi derivanti dalla cura dell'epatite C non si vedranno nel breve ma nel lungo termine, dunque le valutazioni non si possono basare su questo criterio".

Non è d'accordo Antonio Gasbarrini, professore di Gastroenterologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma: secondo l'epatologo "la valutazione clinica che abbiamo fatto sui pazienti, soprattutto cirrotici, che hanno portato a termine il trattamento è risultata impressionante. Ed è un dato di fatto che i pazienti in cui la malattia viene eradicata poi ricorrono molto meno agli ambulatori", con conseguenti immediati risparmi per il Servizio sanitario nazionale.

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