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Vatileaks: 18 mesi a Balda, 10 a Chaouqui. Prosciolti Nuzzi e Fittipaldi

07 luglio 2016 | 17.40
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Francesca Chaouqui (Afp)
Francesca Chaouqui (Afp)

Città del Vaticano, 7 lug. (Adnkronos) - Prosciolti "per difetto di giurisdizione" Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, i giornalisti imputati nel processo Vatileaks sul trafugamento di documenti top secret del Vaticano e autori di 'Via Crucis' e 'Avarizia'. La sentenza è stata emessa dopo circa cinque ore di camera di consiglio.

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Pene ridotte per mons. Lucio Vallejo Balda e per Francesca Immacolata Chaoqui. Il Tribunale del Vaticano, infatti, ha fatto crollare l'accusa di associazione per delinquere per tutti. Resta in piedi dunque la sola accusa di divulgazione di documenti per cui Balda è stato condannato a 18 mesi e la Chaoqui a dieci mesi (pena sospesa). Assoluzione piena per Nicola Maio, ex collaboratore di Balda alla Cosea.

Monsignor Lucio Vallejo Balda resta in semilibertà. Lo ha fatto sapere il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. "Contestualmente al dispositivo - ha spiegato Lombardi - il presidente del Tribunale vaticano ha emesso un' ordinanza nella quale ha spiegato che Balda resta in semilibertà in attesa di capire se la sentenza passerà o meno in giudicato". I legali hanno tempo tre giorni per proporre appello.

Balda, ha spiegato ancora padre Federico Lombardi, "è libero di uscire nel territorio vaticano, può comunicare con il mondo esterno ma non può uscire dallo Stato della Città del Vaticano".

Il Tribunale del Vaticano presieduto da Giuseppe Dalla Torre con la sentenza su Vatileaks ha inflitto quindi due lievi condanne. Una decisione che disattende le richieste del pm vaticano, Gian Piero Milano che lunedì scorso aveva chiesto quattro condanne. Un anno di carcere per concorso morale per Gianluigi Nuzzi e assoluzione per Emiliano Fittipaldi. Il promotore di giustizia della Santa Sede aveva poi chiesto la condanna di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda (3 anni e 1 mese), di Francesco Immacolata Chaouqui, ex componenti della Commissione Cosea sulle finanze vaticane, del loro ex collaboratore Nicola Maio. Per la Chaouqui erano stati chiesti addirittura 3 anni e 9 mesi. Richieste di cui il Tribunale non ha tenuto conto.

Soddisfazione da parte di Nuzzi e Fittipaldi per la sentenza: "Una sentenza importante - ha detto Nuzzi - che ha stabilito l'indipendenza dei giornalisti nel raccontare i fatti. Un principio dal quale non si torna indietro". Nei confronti di Nuzzi e Fittipaldi c'è stata una mobilitazione anche via tweet a difesa della libertà di informazione. Nuzzi ne dà atto: "L'opinione pubblica ci è stata molto vicina".

La sentenza è stata "equa e saggia nonostante la condanna" lieve. Lo sottolinea all'Adnkronos Laura Sgrò, avvocato di Francesca Immacolata Chaoqui. "Il verdetto è stato soddisfacente - evidenzia Sgrò - nonostante la condanna a dieci mesi. Il punto è che le accuse per i reati principali sono cadute". A detta del legale di Chaoqui, la sentenza del Tribunale vaticano è stata di "grande saggezza. I giudici hanno guardato in faccia i fatti e questo è ciò che più importante e che fa dire che siamo in presenza di una sentenza saggia".

Al momento della lettura del dispositivo, in aula, come racconta l'avvocato Sgrò, "né lacrime né applausi. Ma una grande tensione perché è stata molto sentita". Il legale di Chaoqui non si sbilancia più di tanto su un eventuale ricorso in appello. "C'è ancora qualche giorno per riflettere, vedremo".

Il processo "si doveva fare, c'è una legge". A sottolinearlo è ancora padre Federico Lombardi in un briefing nel quale ha voluto evidenziare come nel dispositivo i giudici del Tribunale vaticano abbiano insistito sul fatto che "anche nell'ordinamento giuridico vaticano c'è la tutela della libertà di stampa".

"Il Tribunale, - ha ragguagliato Lombardi - in base al Motu proprio del Papa, giudica sulle leggi penali che valgono nel Vaticano applicandole a certi reati qualora ci siano dei pubblici ufficiali della Santa Sede che li commettono. In questo caso, Nuzzi e Fittipaldi non sono ufficiali della Santa Sede, il reato non è commesso nella Città del Vaticano e quindi il Tribunale ha ritenuto di non avere avuto giurisdizione. Il tribunale ha insistito sul fatto che esista la libertà di stampa anche nell'ordinamento giuridico vaticano".

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