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Islam, preti 'divisi' sull'invito ai cristiani nelle moschee

20 agosto 2016 | 16.02
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(Fotogramma)
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L'invito delle comunità arabe in Italia nelle moschee ai cristiani, per il prossimo 11 settembre per un momento comune insieme, viene accolto con una certa cautela, e fa registrare qualche 'divisione' tra sacerdoti e vescovi. Interpellato dall'Adnkronos, mons. Giovanni D'Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, dice: "L'invito dei musulmani risponde ad una logica dell'incontro che è fondamentale per abbattere pregiudizi ma è necessaria tanta prudenza: c'è ancora tanta paura dell'altro". Più netta la posizione di padre Enzo Bianchi, priore di Bose: "è bene che i cristiani vadano nelle moschee per dire senza se e senza ma di essere contro ogni violenza ma dico no alla preghiera comune che non è possibile".

Il vescovo di Ascoli Piceno riflette sul momento storico: "siamo in un'epoca di grandi cambiamenti dove entrano in gioco parecchi timori. Osare alcune volte vuol dire indovinare, altre volte sbagliare. L'importante sarà non fare passare messaggi distorti. Solo così si aprirà la via del dialogo indispensabile e tanto auspicata dal Papa".

Le comunità arabe nell'invitare i cristiani nelle moschee puntano sull'aiuto del Pontefice a hanno chiesto a Bergoglio di rispondere all'appello. A questo proposito, il presule osserva: "l'unica cosa che mi sento di dire è che occorrerà prudenza ma l'iniziativa delle comunità arabe potrà essere un modo per parlarsi. Un inizio per abbattere i muri di diffidenza". Padre Bianchi pensa invece che il Papa farà sentire la sua voce: "credo che Francesco darà un segno di solidarietà all'iniziativa. Magari non in forma diretta, ma alla sua maniera dicendo che c'è un terrorismo islamico ma non tutto l'Islam lo è".

Il priore di Bose riporta l'attenzione anche sulla precedente iniziativa, all'indomani dell'attentato a Rouen quando venne sgozzato un sacerdote in chiesa e furono aperte le nostre parrocchie ai musulmani: "Sono convinto che sia stato un buon gesto aprire le chiese ai musulmani. La loro presenza è stata una dimostrazione concreta del ripudio di ogni forma di violenza ma resto perplesso laddove sono stati ammessi all'eucaristia. Il gesto non può essere compreso: la preghiera comune non è possibile".

Le comunità arabe in Italia (Comai e Uniti per unire), nell'organizzare l'iniziativa dell'11 settembre, hanno detto che saranno schedate le moschee che rifiuteranno di aprire le porte ai cristiani. "Siamo in un periodo storico caratterizzato da una tale intolleranza - osserva padre Bianchi - che anche se il Papa in persona dicesse a tutte le parrocchie di aprire le chiese ai musulmani, credo ci sarebbe qualcuno, anche tra noi, pronto a disobbedire. Il punto è che l'intolleranza è da entrambe le parti".

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