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Terremoto, Cucinella: meno burocrazia e più tecnici, serve libretto edifici

01 settembre 2016 | 22.02
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Terremoto, Cucinella: meno burocrazia e più tecnici, serve libretto edifici

Salvaguardare il patrimonio presente, ricostruire con tempi certi e lasciando meno spazio alla burocrazia, non ripetere i modelli del passato ma lasciare lavorare chi davvero ha le conoscenze per farlo e dare vita a un 'libretto degli edifici' che possa evitare una nuova conta, drammatica, delle vittime di un terremoto in Italia. Mario Cucinella, architetto e urbanistica, fatica a parlare di un sisma che ripropone di nuovo, "in un Paese che non ha memoria dei disastri e non impara nulla da questi drammi" le stesse riflessioni che si sono avute dopo che la terra ha tremato a San Giuliano di Puglia in Molise, a L'Aquila oppure in Emilia Romagna.

L’architetto bolognese spiega all'AdnKronos che "non si può trattare la ricostruzione come un evento qualsiasi: nelle aree ad alto rischio ci vorrebbe una riduzione di burocrazia perché anche i tempi sono importanti” ma attenzione alla fretta “che è un po' pericolosa".

Se il terremoto del centro Italia "è un dramma umano di cui bisogna avere il massimo rispetto", dall'altra parte "occorre uno scatto vero sul metodo e le modalità con cui vengono elaborati i progetti e sugli appalti: le parole d’ordine sono qualità, qualità, qualità. Se ricominciamo con la nomina di un commissario, se ripercorriamo le strade già battute, avremo il risultato già ottenuto in passato. Bisogna proteggere il bene pubblico e valorizzarlo e non fare ricostruzioni al ribasso. Bisognerebbe essere pragmatici come gli americani e mettere un cartello all'ingresso degli edifici pubblici con scritto 'questo edificio non è a norma sismica'" incluso scuole e ospedali almeno forse ci sarà piu attenzione e pressione dell’opinione pubblica e la politica non potrà far finta di niente.

Cucinella ha già partecipato alla ricostruzione - suo quello che è stato definito "l’asilo più bello del mondo" a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, - ed è pronto "a dare una mano", ma soprattutto chiede che la politica si affidi alle capacità che esistono in Italia. "Chi andrebbe a farsi operare da un chirurgo che deve seguire le indicazioni di un politico? La politica deve farsi aiutare dalle forze intellettuali - architetti, ingegneri - che sono presenti e numerosi nel nostro Paese. Bisogna lasciar lavorare i professionisti, invece che avere l’arroganza di sapere come si fa. Il terremoto non è solo un tema economico legato alle risorse per la ricostruzione o questioni tecniche più o meno semplici da risolvere, ma è anche una questione culturale. In Italia "serve il 'libretto degli edifici', la carta d'identità di ogni struttura".

Ma attenzione alle estenuanti ricerche e raccolta dati che non finisco in nulla, ci vuole uno strumento chiaro e semplice.

In primis serve una visione chiara: mettere intorno ad un tavolo le migliori competenze e disegnare una strategia della ricostruzione e un piano della messa in sicurezza, bisogna averla, scriverla. Perché questa sarà una maratona di 10-15 anni. Un'azione lenta, ma inesorabile da realizzare anche attraverso un processo di partecipazione pubblica, altrimenti non ci resta che aspettare la prossima scossa".

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