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Blitz della Digos contro gli anarchici: "Obiettivo attentati era uccidere"

06 settembre 2016 | 07.29
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Vasta operazione della polizia di Stato contro la Fai-Federazione Anarchica Informale. La Digos di Torino, coordinata dal servizio centrale Antiterrorismo della direzione centrale della polizia Prevenzione, su disposizione della Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, ha dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare con il contributo operativo delle Digos di Pescara, Roma e Viterbo.

Sono in tutto 15 gli indagati, di cui 7 arrestati e 8 indagati a piede libero. Trentadue le persone e 29 gli immobili perquisiti in Piemonte, Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Sardegna, Abruzzo, Campania e Umbria. I soggetti finiti nella rete dell'operazione 'Scripta manent' sarebbero responsabili di una serie di attentati. Agli arrestati si contesta il reato di associazione con finalità di terrorismo.

L’operazione ha origine "dal procedimento penale instaurato presso la Procura della Repubblica di Torino a seguito del ferimento dell’ingegner Roberto Adinolfi, Amministratore delegato dell’Ansaldo Nucleare, per mano di appartenenti al cd. 'Nucleo Olga', espressione del cartello eversivo 'Fai-Federazione Anarchica Informale'. L’indagine dei poliziotti della Digos di Torino, attraverso l’analisi di un’enorme quantità di documentazione ideologica, ha permesso di ricostruire la struttura associativa e l’evoluzione internazionale della Fai.

I sette arresti sono stati eseguiti rispettivamente uno a Viterbo, due a Roma e altrettanti a Pescara mentre due provvedimenti sono stati notificati in carcere a Ferrara. Nel corso dell'operazione è stata sequestrata anche documentazione giudicata 'interessante' dagli inquirenti oltre a supporti tecnici che ora dovranno essere analizzati. La complessa ricostruzione indiziaria e probatoria effettuata anche attraverso numerose consulenze di esperti linguistici, di grafica e di balistica, ha consentito di raccogliere idonei elementi indiziari e di prova nei confronti di 15 soggetti ritenuti appartenenti a vario titolo nell'indagine.

In particolare, vengono contestati l'attentato del 24 ottobre 2005 effettuato mediante un ordigno esplosivo ad alto potenziale posizionato presso il Parco Ducale di Parma e poi rivendicato dalla compagine denominata 'Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)/FAI', l'attentato del 2 novembre 2005 effettuato mediante invio di un ordigno esplosivo incendiario al sindaco pro-tempore di Bologna, Sergio Cofferati, poi rivendicato dalla compagine denominata 'FAI/Coop Artigiana Fuoco e Affini', l'attentato effettuato mediante l’invio di plichi esplosivi recapitati ad inizio luglio 2006, presso una ditta torinese, all'allora sindaco del capoluogo piemontese Sergio Chiamparino e al direttore del quotidiano 'Torino Cronaca' Giuseppe Fossati, poi rivendicati dalla compagine denominata 'RAT (Rivolta anonima e Tremenda)/FAI'.

E ancora, l'attentato del 24 maggio 2005 effettuato mediante invio di ordigni esplosivo incendiari al presidente dell’ente gestore del Centro di Permanenza Temporanea di Modena, al questore pro-tempore di Lecce e al Comando della Polizia Municipale di Torino di via Saluzzo rivendicati dalla 'cellula' denominata 'Naridnaja Volja - FAI', il ferimento, come si diceva, dell'ad di Ansaldo, Roberto Adinolfi, rivendicato dalla 'cellula' denominata 'Nucleo Olga/ FAI -FRI', l'attentato del 2 giugno 2006 effettuato mediante due ordigni esplosivi ad alto potenziale dotati di sistemi di attivazione temporizzati posizionati nei pressi della Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, nel cuneese, poi rivendicati dalla compagine denominata 'RAT (Rivolta anonima e Tremenda)/FAI' e l'attentato del 5 marzo 2007 effettuato mediante tre ordigni esplosivi ad alto potenziale dotati di sistemi di attivazione temporizzati collocati presso la zona pedonale del quartiere 'Crocetta' di Torino e poi rivendicati dalla compagine denominata 'RAT (Rivolta anonima e Tremenda)/FAI'.

Secondo gli investigatori, l'associazione eversiva ipotizzata è connotata da una complessa organizzazione, priva di una stabile struttura di tipo tradizionale, votata alla lotta armata.

In particolare, gli attentati compiuti contro la caserma dei carabinieri di Fossano e nel quartiere torinese della Crocetta per le modalità operative, esplosione a distanza di alcuni minuti di diversi ordigni (due nel primo caso, tre nel secondo), evidenziano "il chiaro intento di recare pregiudizio all'incolumità pubblica". Secondo gli investigatori, gli ordigni avevano "il preciso obiettivo di uccidere" forze dell'ordine, personale sanitario, vigili del fuoco ed eventualmente cittadini giunti sul posto dopo la prima deflagrazione e che solo per caso non sono rimasti coinvolti.

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