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Dai barzellettieri ai troppo 'social', vizi e virtù dei preti in un manuale dei Dehoniani

21 settembre 2016 | 16.42
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Preti scansafatiche che non tolgono nemmeno un piatto da tavola, preti troppo 'social' ossessionati dal web, preti barzellettieri che non hanno il senso della misura, e ancora 'preti da copertina' sedotti dalla musa mediatica, ma anche grandi oratori capaci di toccare i cuori e di aiutare chi più ha bisogno, per arrivare ai sacerdoti dotati di pollice verde. Vizi e virtù dei 'don' del Belpaese vengono messi nero su bianco in un manuale dai padri Dehoniani con l'aiuto di due sacerdoti, Davide Caldirola (che collabora con i missionari del Pime) e Antonio Torresin, della diocesi di Milano.

Consapevoli del fatto che gli ingredienti per una 'vita fraterna' si possano trovare anche a tavola, nel volume 'I sogni del prete' arriva il racconto di don P. che, incaricato di seguire l'Azione cattolica di alcune parrocchie sparpagliate nelle valli a nord di Milano ha raccontato "lo spettacolo desolante di preti incontrati in totale solitudine al termine del pranzo festivo: la tavola sporca piena di briciole, i piatti nel lavandino ancora da lavare, la bottiglia di vino ormai al termine come unica compagnia". E sempre a tavola fa capolino un altro vizio: "in quale momento volete che i preti parlino male del loro vescovo? A tavola! Ma c'è modo e modo. Può essere opportuno condividere un disagio ma bisogna farlo con le dovute maniere", è il suggerimento degli autori.

Preti troppo di corsa, tra i vizi viene denunciato anche l'eccessivo "assenteismo di don A." e di contro l'eccesivo "presenzialismo" di don F.: "il rovescio dell'identica medaglia: tradiscono un'immagine della Chiesa modellata e concentrata su di sè". Tra i vizi dei nostri 'don' c'è anche la tendenza ad accumulare: "se sono troppe le cose che ti porti dietro finisce che il movimento diventa impacciato, la casa che trovi non è mai del tutto capace di contenere la tua storia. La vita di un prete - è il suggerimento - chiede di sottostare a un'ascesi di spoliazione". Suggerimento seguito da don N. il cui trasloco dal seminario al nuovo incarico come vescovo ausiliare è avvenuto in un solo giorno e con l'unico ausilio della sua piccola utilitaria.

I Dehoniani denunciano anche il comportamento di una "maggior parte di preti che esce di corsa dalla canonica e si fionda in chiesa senza nemmeno guardarsi attorno": è l'identikit del prete 'di corsa' che non si cura di chi gli sta intorno. Vizi ma anche virtù, ci sono anche 'don' con un giusto senso dell'estetica e dotati di pollice verde: "è cosa buona ogni tanto poter contemplare qualche piccolo spazio di verde, un fiore, una pianta". Virtù ma anche cattive abitudini, come quelle di don C.: "orientarsi tra le decine di locandine colorate che campeggiano nelle bacheche della sua chiesa è veramente difficile. L'impressione è di essere soffocati da una quantità e varietà di proposte che fanno mancare il fiato".

Censurato anche il vizio di certi parroci, come don A. che, pur essendo titolare di una grossa parrocchia, non aveva il citofono di casa: "un tratto ospitale - è il consiglio - lo si riconosce anche dalla possibilità di lasciarsi trovare e incontrare oltre una logica immediatamente da funzionari". Ben vengano i preti capaci di 'schiodarsi dalla sedia', simbolo di una 'chiesa in uscita' tanto desiderata dal Papa, a patto che l'esercizio fisico non si trasformi in una mania: "non sono pochi i preti che abitualmente frequentano le palestre e altri luoghi di fitness. Eppure anche quando lo fanno - denunciano gli autori - forse rimane in loro e in chi li vede la sensazione di fondo di qualcosa di non perfettamente intonato".

Ben vengano allora le passeggiate di don T.: "ha scelto la pausa pranzo come momento più adatto per lunghe passeggiate nelle vie della propria parrocchia e in quelle adiacenti. Camminare diventa occasione per portare un saluto al prete vicino, al malato che attende una visita, o semplicemente per un giro in libreria".

Preti in carriera, "un tema delicato che tocca i nervi più sensibili e scoperti dell'essere preti". Ecco allora, denunciano i Dehoniani, che "qualcuno aspira a diventare un 'prete da copertina', qualcun altro presenzia costantemente a ogni evento mondano della propria città, altri ancora sono sedotti dalla musa mediatica e corrono da un programma televisivo all'altro". Senza tacere dei preti 'social': "c'è chi consulta compulsivamente internet per vedere se e quanto è cliccato il proprio nome o il blog, e chi invece vuole sempre presiedere nelle concelebrazioni". I Dehoniani trattano anche i 'desideri impuri': "portare ogni cosa allo scoperto tramite il racconto al proprio direttore o anche semplicemente a un amico prete, potrà fare bene per purificare il cuore. I desideri impuri si coltivano nel nascondimento".

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