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Siracusa, nipote dell'anziano bruciato: "Mio zio trattato come un videogame"

11 ottobre 2016 | 10.26
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(Salvo Scarso /Facebook)
(Salvo Scarso /Facebook)

"La lenta agonia di mio zio continua lenta e inesorabile, un volto distrutto, una testa fasciata. Un'altra vittima della violenza umana". E' lo sfogo su Facebook di Salvo Scarso, nipote di Giuseppe Scarso, l'anziano di Siracusa vittima di un gruppo di giovani che prima lo hanno picchiato, poi cosparso di benzina e dato alle fiamme.

"Viveva in modo diverso da tanti altri, in modo diverso anche da noi, nelle sue quotidiane passeggiate in bicicletta alla ricerca del suo mondo fatto di semplicità, di poche parole e pochi contati - scrive il nipote - La sua scelta di voler vivere da solo nonostante la sua eterna sofferenza legata a problemi di salute che lo affliggono da quand’era ragazzo".

"Ma questo non dava diritto a nessuno di colpirlo: la diversità di essere, la debolezza o la solitudine non può giustificare nessuna violenza o ritorsione o sopraffazione - si sfoga - Tutta la famiglia ha sempre seguito e sofferto, dopo la scomparsa dei miei nonni, le sorti dello zio Giuseppe, mai abbandonato, ma sostenendolo e accudirlo, difeso per quanto possibile, dai continui e assurdi attacchi dei balordi di turno che trovano divertente, come se fosse una partita a video game, attaccare un povero essere umano indifeso, per dare sfogo a tutta la loro stupidità".

E ancora: "Ma questo non è più un gioco di ragazzi, questa è barbarie, questa è mostruosità, questa è inciviltà. Noi non possiamo tacere o ignorare questa nuova assurdità, abbiamo il diritto di salvaguardare i nostri anziani vittime assurde e ignare d'uno spirito accecato di rappresaglia: una parola che pensavamo cancellata per sempre dal vocabolario umano, una parola che rispunta come un mostro nella nostra città".

"Questo è un momento di tristezza, di umiliazione, quasi di sconfitta. Ci guardiamo attorno e, francamente, non riusciamo a capire perché non si ha il coraggio di gridare contro la violenza, contro qualunque violenza - dice - Non riesco a capire perché solo piangere sulle sofferenze di un parente, di un amico e lasciare, chi gode dei vili e barbari gesta, nel silenzio omertoso di chi sa e tace. Tutto questo è fuori da ogni prospettiva cristiana, è dentro ad un'ottica di solo barbarie. Scrivo senza timori, scrivo nel nome di queste vittime indifese, nel nome dei parenti disorientati e distrutti su versanti opposti, nel nome di una civiltà che non può avanzare se dimentica o cancella l'insegnamento del vivere civile".

"Nella nostra sofferenza c'è la protesta alta e chiara contro chiunque, in qualunque modo si è reso responsabile perché non ha saputo difendere questa persona o, peggio, non sarà mai in condizione di difendere i valori, le regole i codici del vivere civile - dice ancora Scarso - Che continuino pure a rovinare questa splendida città e la gente che la abita, che facciano i loro calcoli cinici, queste torme di esperti, di giornalisti, di magistrati, incapaci di far altro che lasciarsi trascinare dalla corrente della stupidità sociale, la più forte del momento; che si prendano pure i complimenti dei pretini, le carezze di famiglie piene di sensi di colpa, facciano".

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