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Trasporti, Italia spaccata: servono 18 mld per sanare ritardi

25 ottobre 2016 | 11.34
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L'Italia è divisa in due sul fronte dei trasporti: una rete obsoleta e opere mai finite limitano l'accessibilità del Paese. E' quanto emerge dal Focus sui trasporti e la logistica in Italia realizzato dall'Ufficio studi di Confcommercio in collaborazione con Isfort presentato nella seconda giornata del Forum di Conftrasporto in corso a Cernobbio, in provincia di Como. Il divario tra Nord e Sud, complicato dalla frattura del Centro, penalizza l’accessibilità per il trasporto di merci.  Nel trasporto ferroviario la frattura è netta: poco meno di 3/4 del traffico interno nazionale avviene tra le regioni a Nord dell’Emilia Romagna.

Circa il 70% del materiale rotabile è nella disponibilità di questa parte del Paese. Guardando invece alla distribuzione della rete, i rapporti sono opposti: il 68,3% della Rete ferroviaria nazionale si trova nelle regioni centrali, meridionali e nelle isole, mentre il 31,7% in quella settentrionale. Una cartina dell'Italia 'a singhiozzo' sul fronte ferroviario e stradale: ci sono voluti 31 anni per aprire i 40 chilometri scarsi della Variante di Valico Barberino-Sasso Marconi, l’Autostrada Tirrenica è ridotta a due monconi, la nuova Romea sembra un'ipotesi e per la Tirreno-Brennero: 9 lustri per 9 chilometri. 

Resta sulla carta il 'quadrilatero' di collegamento Marche-Umbria e la superstrada dei due Mari Grosseto-Fano, l'aggancio tra Marche e Toscana, Adriatico e Tirreno resta lontano, la superstrada Civitavecchia-Orte rimane un sogno. Il completamento di questi interventi richiederebbe circa 16 miliardi di euro che si aggiungerebbero ai quasi due destinati al potenziamento del trasporto merci ferroviario. Una corrispondente al valore di una Legge di stabilità, a circa il triplo dei costi stimati per la costruzione del Ponte sullo stretto, emerge nel Focus.

Sul fronte portuale l'auspicio è che la riforma apra spiragli per recuperare il gap con i Paesi del Nord Europa, soprattutto sul piano dell’integrazione modale e dell’ampliamento dell’accessibilità. Attualmente il cluster marittimo, "sotto il profilo della dotazione infrastrutturale, sconta qualche incongruenza, con una rapida mutazione della domanda della tipologia di traffico cui non corrisponde una altrettanto veloce capacità di adeguamento", emerge nella ricerca presentata a Cernobbio. 

Ma se è vero che le incoerenze esistono, ci sono anche le eccellenze. Tra i porti che riescono a sfruttare il complesso delle loro potenzialità c’è Genova e, fra quelli di media dimensione, è Ravenna che riesce a tenere in equilibrio potenza infrastrutturale e livelli di traffico. Altre eccellenze sono il porto di Trieste, che movimenta 600 treni al mese (conta di chiudere il 2016 con un totale di 7mila convogli), e La Spezia che, "nonostante i limiti di spazio e di capacità della linea ferroviaria di connessione, vede quote rilevanti di traffico in entrata e uscita dal porto via ferrovia".

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