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La petizione

Corruzione e truffe sul posto di lavoro, in 36mila per tutelare chi denuncia

01 novembre 2016 | 07.22
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Foto dal video della petizione
Foto dal video della petizione

Si chiamano Whistleblower dall'inglese 'soffiatore nel fischietto'. Sono lavoratori che, di fronte a palesi casi di corruzione, truffe o illeciti, hanno detto 'No'. E ora si trovano a pagarne le conseguenze. Per questo la campagna #Vocidigiustizia, promossa da Riparte il futuro e Transparency International Italia, con una petizione, firmata da oltre 36mila persone, vuole sensibilizzare per l'adozione in Italia come in America e in Inghilterra di una legge a favore di queste persone.

"I cittadini che decidono di esporsi in prima persona, segnalando casi di corruzione e ruberie a danno della collettività sono i primi veri garanti della legalità, ma nonostante questo non godono oggi di una protezione adeguata, né gli viene riconosciuto alcun merito dalle istituzioni che essi difendono - si legge nella petizione". "In assenza di tutele e garanzie, moltissimi episodi di corruzione non emergono, perché chi ne è stato testimone ha paura a denunciare temendo per il proprio posto di lavoro o, alcune volte, per la sua stessa vita".

La Camera ha approvato lo scorso 21 gennaio una proposta di legge sulla protezione dei Whistleblower, ma la Commissione Affari Costituzionali del Senato, precisa all'AdnKronos Priscilla Robledo di Riparte il futuro, "non è ancora stata discussa nel merito" anche se "la trattazione è iniziata" con relatrice Anna Finocchiaro, presidente della Commissione. "In realtà i disegni di legge sono due - aggiunge - , uno è quello a firma Businarolo già approvato dalla Camera, e poi ce n'è un'altro della senatrice Mussini. Il punto al momento è capire se la Commissione Affari Costituzionali del Senato intende procedere alla trattazione congiunta dei due disegni di legge e, se è così, fonderli in uno solo".

Dopo il primo filmato con protagonista Andrea Franzoso, Whistleblower dello scandalo Ferrovie Nord, ce n'è un altro con altre tre esperienze. “Anche con questa seconda video iniziativa raccontiamo storie realmente accadute" sottolinea Priscilla Robledo di Riparte il futuro. "Tre casi diversi l’uno dall’altro ma ognuno di essi pone al centro la sopraffazione del potere, la considerazione di essere al di sopra delle leggi. I protagonisti sono uomini e donne come noi che hanno avuto il coraggio di denunciare abusi e furti. Hanno pagato perché mancava una legge a loro protezione. Anche in Italia abbiamo periodicamente casi che si ripetono. Vogliamo che si arrivi finalmente all’approvazione di una normativa che protegga queste figure, che li tuteli. Uno Stato di diritto è quello in cui chi ha voce e coraggio di denunciare truffe e corruzioni non subisce ritorsioni”, conclude Robledo.

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