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La Dia compie 25 anni, Grasso: "Modello contro criminalità e terrorismo"

23 novembre 2016 | 18.23
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La Dia compie 25 anni, Grasso:

E' necessario che "non venga mai meno l’animo ispiratore della 'centralità' delle investigazioni sulla criminalità organizzata, che ha un crescente carattere transnazionale e diviene sempre più globale. Il modello incarnato dalla Dia è il punto di arrivo di una lunga evoluzione e spesso nelle mie visite istituzionali all’estero mi vengono chieste informazioni su tecniche investigative e strumenti di indagine che sul sangue dei nostri martiri costituiscono senza ombra di dubbio un sistema moderno ed efficiente per contrastare i fenomeni di criminalità organizzata nazionali e transnazionali e per affrontare la sfida anche nei confronti di nuovi fenomeni come l'attuale terrorismo internazionale". Lo ha affermato il presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo al Convegno per i 25 anni della Direzione Investigativa Antimafia.

"Per lunghi anni - ha ricordato la seconda carica dello Stato - è stato per me un grande privilegio quello di lavorare con uomini e donne dediti ad una costante e intensa lotta alla criminalità come voi, ed è davvero un grande piacere poter rivolgere oggi alla Dia, che ho visto nascere ed ai suoi attuali componenti, i miei più sentiti auguri per questi 25 anni".

La Dia "è realmente l'agenzia del 'fattor comune', un'idea che unisce in una squadra che è la squadra-Stato" ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano, intervenuto alla cerimonia in Senato. "In questi anni abbiamo assestato colpi durissimi alla criminalità organizzata ma il crimine non si rassegna. Se la squadra-Stato non gioca unita, gli avversari faranno gol più facilmente. Il mio indirizzo politico da ministro dell'Interno a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza è stato quello di investire sulla Dia mandando i migliori". L'obiettivo è "un'organizzazione non burocratica" che favorisca "elementi di contaminazione virtuosa" tra tutte le forze di polizia. La "nuova missione della Dia" è quindi quella di "dimostrarsi sempre più coordinata e in grado di giocare come una squadra".

Per il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, bisogna sempre "riflettere sull'adeguatezza degli strumenti" a disposizione della giustizia per il contrasto alla mafia, partendo dal "presupposto fondamentale" che "il coordinamento è un tema cruciale". Proprio l'esperienza della Direzione Investigativa Antimafia dimostra, a giudizio di Orlando, che "il coordinamento non significa necessariamente la fine della pluralità". Bisogna quindi "continuare sulla strada seguita in questi 25 anni, alla ricerca di unità nel pluralismo. Unità - ha rilevato il Guardasigilli - che dovrebbe dimostrare anche la politica, che spesso fa del contrasto alla criminalità organizzata uno strumento di propaganda".

"Informazioni sempre più efficacemente aggregate ed elaborate per costituire un patrimonio comune": questa la strada da seguire, secondo Nunzio Antonio Ferla, direttore della Dia, per assicurare "linee di contrasto dinamiche" sul piano della prevenzione del crimine. "Una squadra coordinata - ha spiegato nel corso della cerimonia al Senato - nella quale le varie componenti si integrano in una realtà che mette insieme capacità tecniche e investigative diverse". In questo senso, "molto è stato fatto in questi 25 anni", caratterizzati da "successi ma anche da qualche difficoltà".

Difficoltà soprattutto iniziali, ha rilevato il Capo della Polizia, prefetto Franco Gabrielli, ripercorrendo il quarto di secolo di vita della Dia: "Oggi celebriamo la vittoria e la forza di un'idea 'politicamente scorretta' che si affermò nonostante il 'fuoco amico' dei nostri stessi apparati, prima ancora che quello dei competitors. Oggi - ha precisato - c'è assoluta cooperazione e comunanza di intenti in tutti gli attori della sicurezza. In questi 25 anni la Dia ha rappresentato un laboratorio nel quale le forze di polizia operano insieme. Bisogna avere la capacità di colpire le mafie anche nella fase prodromica, di qui l'importanza della coesistenza tra il mondo dell'intelligence e quello del 'law enforcement'".

"Fin dall'inizio - ha ricordato il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette - si fece una scelta di qualità, con personale in grado di dare un contributo importante". La Direzione Investigativa Antimafia "rappresentò il primo esempio di coordinamento operativo strutturale" tra le varie forze di polizia.

Il comandante generale della Guardia di Finanza, generale Giorgio Toschi, ha manifestato "grande orgoglio e soddisfazione per il ruolo che la Guardia di Finanza ha avuto fin dall'inizio e che oggi conferma, con un respiro sempre più internazionale". Oggi, in tema di prevenzione alla mafia e al terrorismo, "arrivano 100mila segnalazioni all'anno" contro le 7-8mila di 15 anni fa, in era 'pre-11 settembre'.

La Dia, ha osservato il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, "è un organismo affermato anche a livello internazionale. La circolazione delle informazioni antimafia ha trovato la sua centralità, sia nella normativa sia sul fronte operativo".

Per la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, "l'apparato investigativo e giudiziario del nostro Paese è di grandissima qualità grazie al pluralismo tra le forze di polizia e al loro coordinamento sul piano investigativo e giudiziario. In questi 25 anni abbiamo voltato pagina, lo Stato e la società hanno ritrovato il grande valore della lotta alla criminalità e alla corruzione". Di fronte alle mafie in continua evoluzione, "il rischio è di non capire e di non interpretare il fenomeno". Contro il pericolo di un "condizionamento mafioso" bisogna quindi "adeguare gli strumenti di coordinamento e di specializzazione".

La Dia "fu un'intuizione felice, ma ancora in gran parte non attuata: anzi, c'è stata qualche regressione" è il giudizio espresso all'AdnKronos dal 'padre' della Direzione Investigativa Antimafia Claudio Martelli, ministro della Giustizia nel 1991 quando fu creata, durante il settimo governo presieduto da Giulio Andreotti.

"Continua a esserci molta difficoltà a coordinare le forze di polizia, a partire dalle loro 'truppe' di eccellenza come certamente devono essere quelle che contrastano il terrorismo e la criminalità organizzata", ha osservato ancora Martelli, per il quale la Dia "è un disegno che va consolidato".

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