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Milano, donna uccisa e gettata nel lago: fermati il compagno e un complice

15 dicembre 2016 | 14.16
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I carabinieri del nucleo investigativo di Monza e della compagnia di Cassano d'Adda hanno dato esecuzione a due provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di due uomini per l'omicidio di Gabriella Fabbiano, la 43enne trovata morta lo scorso 5 dicembre in un laghetto nei pressi di una cava a Cernusco sul Naviglio, comune dell'hinterland milanese. Si tratta di un 52enne, ultimo compagno della vittima, ritenuto responsabile dell'omicidio e di un amico 60enne dell'uomo, che avrebbe agito da complice (FOTO).

Il presunto assassino, originario di San Severo, in provincia di Foggia, ma residente a Pioltello, alle porte del capoluogo lombardo, pregiudicato, dovrà rispondere di omicidio, porto abusivo di arma da fuoco e soppressione di cadavere. Il complice, anche lui pregiudicato, di Cernusco sul Naviglio, avrebbe fornito aiuto e supporto all'amico nelle operazioni di occultamento del cadavere della donna. E per questo, oltre che di concorso in soppressione di cadavere e porto abusivo di arma da fuoco, dovrà rispondere anche di favoreggiamento personale.

Entrambi i provvedimenti sono stati emessi dal sostituto procuratore di Milano, Francesco Cajani, che insieme al procuratore aggiunto Alberto Nobili, ha diretto le indagini.

I militari sono arrivati al 52enne anche attraverso i riscontri dei Ris di Parma che, setacciando l'auto e l'abitazione dell'uomo, hanno trovato tracce ematiche riconducibili alla vittima.

L'uomo avrebbe fatto parziali ammissioni circa la sua responsabilità, fornendo tuttavia una versione che non convince del tutto gli inquirenti. Nella sua versione racconta di aver ricevuto una visita in casa dalla vittima che con sé aveva un'arma; temendo che la donna potesse usarla contro di lui, avrebbe tentato di disarmarla, dando vita a una colluttazione durante la quale sarebbe partito il colpo che l'ha uccisa. Del resto, avrebbe ammesso, quel rapporto era particolarmente burrascoso e le liti erano all'ordine del giorno.

L'uomo, in passato, aveva tentato di regolare i conti con la ex moglie investendola con l'auto. E questo porta gli inquirenti a ritenere più probabile un movente dettato dalla gelosia.

Per tentare di distogliere l'attenzione su di lui, nei giorni scorsi l'uomo, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, aveva anche rilasciato dichiarazioni alla stampa e alla tv, gettando discredito sulla vittima. Descrivendola cioè come una donna dal carattere volubile e dalle molte frequentazioni, lasciando intendere che proprio per queste sue scelte di vita si era messa lei stessa in condizione di rischiare. Come a dire che un po' se l'era cercata.

Un atteggiamento, quello dell'uomo, che gli inquirenti hanno stigmatizzato invocando anche una riflessione sul ruolo dei media e sulla necessità di prestare particolare attenzione nel processo di rappresentazione di fatti che vedono le donne protagoniste, loro malgrado, di fatti violenti.

Al momento, avvertono infine gli investigatori, la ricostruzione dell'uomo è oggetto di ulteriori verifiche per accertare la reale dinamica dei fatti, oltre che l'effettiva responsabilità del complice, invalido civile, nelle operazioni di occultamento del cadavere della vittima che è stato trovato avvolto nel cellophane e stretto con delle cinghie da tapparella, legato a tre pesanti massi di cemento del peso di oltre 70 chili.

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