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Maria Giulia e le altre: le 'spose della Jihad' che scelgono il Califfato

19 dicembre 2016 | 16.24
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(Maria Giulia Sergio - Fotogramma)
(Maria Giulia Sergio - Fotogramma)

Le chiamano 'le spose della jihad': sono le donne, una decina tra cittadine italiane o straniere in passato residenti in Italia, che si sono trasferite in Siria o in Iraq per aderire allo Stato Islamico. Tra queste Maria Giulia Sergio, più nota come Fatima, condannata oggi a 9 anni di reclusione dalla corte d'assise di Milano. Si calcola che nel mondo le foreign fighters di sesso femminile siano attualmente circa duemila (circa 500 partite da Paesi occidentali), vale a dire il 10% dei circa 20mila combattenti stranieri in attività nelle aree di combattimento del Califfato.

Donne radicalizzate sul web, disposte al martirio in nome della guerra santa, fiancheggiatrici di militanti, spesso in fuga per amore e combattenti in prima persona: insieme a Maria Giulia Sergio, originaria di Torre del Greco, che ha raggiunto le zone di guerra e ha fatto perdere le proprie tracce, un altro caso eclatante è quello di Alice Brignoli, 39enne lombarda che si presume sia partita per la Siria insieme al marito Mohamed Koraichi, di origini marocchine, per andare a combattere nelle file dell'Isis. Nel giugno scorso un'operazione antiterrorismo della Polizia aveva portato all'espulsione di un tunisino in procinto di partire per la Siria insieme alla moglie, una trentenne bresciana.

Nel complesso sono un centinaio, tra uomini e donne, i foreign fighters 'italiani'. La cifra comprende i combattenti nati nel nostro Paese (una quindicina in tutto) e jihadisti stranieri che per un periodo della loro vita hanno vissuto nel nostro Paese.

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