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Migranti, i vescovi: "No ai Cie se luoghi di reclusione"

10 gennaio 2017 | 13.09
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Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

No alla riapertura dei Cie "se di fatto continuano a essere luoghi di reclusione". Lo ha messo in chiaro il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, nel corso di una conferenza nella quale è stata presentata la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà il prossimo 10 gennaio.

Il segretario generale della Cei parlando della riapertura dei Centri di identificazione ed espulsione ha detto di condividere ''il 'no' affermato dalle realtà del mondo ecclesiale (Migrantes, Caritas, Centro Astalli) e della solidarietà sociale oltre che di giuristi impegnati da anni nella tutela e promozione dei migranti''. Un no, ha ribadito mons. Nunzio Galantino, soprattutto se i Cie ''dovessero continuare ad essere di fatto luoghi di trattenimento e di reclusione che, anche se con pochi numeri di persone, senza tutele fondamentali, rischiano di alimentare fenomeni di radicalizzazione e dove finiscono oggi, nella maggior parte dei casi, irregolari dopo retate, come le donne prostituite, i migranti più indifesi e meno tutelati''.

Galantino ha evidenziato che ''l'assicurazione successiva del presidente del Consiglio e del ministro dell'Interno sulla diversa natura, anche se non ancora precisata, dei Cie, l'articolata posizione espressa dai sindaci italiani, la decisa richiesta del capo della Polizia, uniti, però, al dubbio che tali centri risultino necessari realisticamente nel caso di chi irregolare ha commesso un reato, per il quale dal carcere stesso o attraverso misure cautelari, seppur eccezionali previste dalla legge, potrebbe venire poi direttamente espulso, mi fanno dire in questo momento un 'no condizionato'''. Insomma, ha sintetizzato Galantino, ciò che importa è che i Cie ''non diventino parcheggi abusivi e malgestiti''.

E' giusto identificare i migranti che arrivano tra noi "anzitutto per un'accoglienza attenta alla diversità delle persone e delle storie, pronta a mettere in campo forme e strumenti rinnovati di tutela e di accompagnamento che risultano una sicurezza per le persone e per le comunità che accoglie", ha sottolineato il numero due della Cei favorevole anche al riconoscimento del "titolo di soggiorno come protezione umanitaria o come protezione sociale a giovani uomini e donne che da oltre un anno sono nei Cas e nei centri di prima accoglienza". Sì anche a un' "accoglienza diffusa, in tutti i comuni italiani, dei migranti forzati, in fuga da situazioni drammatiche".

'No' di Galantino alle "forme di chiusura di ogni via legale di ingresso nel nostro Paese che sta generando un popolo di irregolari, che alimenta lo sfruttamento, il lavoro nero, la violenza. E' contraddittorio - ha osservato - chiudere forme e strade per l'ingresso legale e poi approvare leggi per combattere lo sfruttamento lavorativo e il caporalato". 'No' anche ad "investire più nella vendita delle armi che in cooperazione allo sviluppo, in accordi internazionali per percorsi di rientro, in corridoi umanitari: è un'ipocrisia di cui dobbiamo liberarci per favorire idealmente il diritto delle persone di vivere nella propria terra".

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