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Inchiesta M5S Palermo, la perizia dei pm conferma: le firme erano false

17 gennaio 2017 | 16.34
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(Fotogramma)
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Duecento firme false su duecento scelte a caso su 1.400 dalla Procura di Palermo per eseguire la perizia grafica nell'ambito dell'inchiesta sul M5S sulle amministrative di Palermo del 2012. E' quanto emerge dalla relazione dei periti consegnata oggi dai consulenti della Procura al Procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia che coordina l'inchiesta con la pm Claudia Ferrari. I magistrati, come si apprende, avevano scelto circa duecento firme a campione tra le oltre 1.400 al centro dell'inchiesta che vede coinvolti tre deputati nazionali e due deputati regionali del M5S e altre otto persone. In termine tecnico sono "apocrife", come scrivono i periti nella relazione, cioè false, le firme depositate dal Movimento 5 stelle per la presentazione della lista alle elezioni comunali di Palermo del 2012. Poi la lista non aveva raggiunto il quorum e non era stato eletto nessun consigliere comunale.

Gli indagati sono, tra gli altri, Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita, deputati nazionali, tutti sospesi dal M5S perché si erano avvalsi della facoltà di non rispondere davanti ai pm e si erano rifiutati di collaborare con i magistrati, facendo la perizia grafica. Sotto inchiesta anche i deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che si sono autosospesi, senza aspettare la decisione dei probiviri del M5S. I due hanno collaborato, fin dall'inizio, con i magistrati raccontando quanto era accaduto in quella notte di aprile del 2012 nella sede del M5S. Secondo l'accusa le firme false sarebbero state apposte proprio da alcuni degli indagati perché per un errore nella compilazione dei moduli era stato deciso di ricopiare tutte le firme raccolte. Sono complessivamente tredici gli indagati nell'inchiesta sulle firme false, tra deputati, attivisti e un cancelliere del Tribunale di Palermo.

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