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'Paladino dell'archeologia' guida banda tombaroli nel crotonese

18 gennaio 2017 | 15.21
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Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Era un settantenne di Crotone, secondo la Procura della Repubblica della città calabrese, a tirare le fila dell'organizzazione che procurava con scavi illegali reperti archeologici nel crotonese e li vendeva sul mercato clandestino: si tratta di un uomo molto noto negli ambienti culturali e accademici per aver partecipato, quale relatore, a numerosi consessi e corsi di archeologica, ergendosi a paladino dell'archeologia crotoniate. Competente numismatico, autore di alcuni volumi sulla monetazione 'Magno-Greca' calabrese e stimato perito anche in ambienti giudiziari, dalle indagini l'uomo emerge come persona avida e ben introdotta nel mondo della ricerca clandestina di reperti archeologici. Nella mattinata di oggi si è svolto l'atto finale dell'indagine, a conclusione di una complessa e articolata attività d'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica: i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, coadiuvati dai colleghi del Comando Provinciale di Crotone e dall'8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, con l'ausilio di unità cinofile, hanno eseguito i provedimenti emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Crotone Michele Ciociola.

Sono state eseguite 12 misure cautelari, di cui due custodie cautelari in carcere, una agli arresti domiciliari, quattro divieti di dimora nelle province di Crotone e Catanzaro e cinque obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Eseguiti anche 47 decreti di perquisizione locale e personale a carico di altrettanti indagati, con contestuale avviso di garanzia. L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone e, in particolare, dal Procuratore Giuseppe Capoccia e dal Sostituto Luisiana Di Vittorio, e condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, è stata originata nell'ottobre 2014, a seguito dei numerosi scavi clandestini rilevati in siti archeologici del crotonese. Conclusasi nell'ottobre 2015, l'indagine ha consentito di identificare i componenti di un ramificato e ben strutturato sodalizio criminale, in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di reperti archeologici. Bersaglio prediletto dei 'tombaroli' era il sito archeologico di Capo Colonna, uno dei luoghi simbolo della grecità d'occidente; tra i più famosi della Calabria ed uno dei santuari più importanti e meglio conosciuti della Magna Grecia. Le fasi del traffico illecito, dallo scavo clandestino alla vendita dei reperti ai collezionisti, sono state accertate e documentate grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video e pedinamenti, arresti in flagranza di reato e sequestri.

Particolarmente efficace si è dimostrata la gestione dei reperti archeologici trafugati che, attraverso una fitta e collaudata rete di contatti, senza difficoltà venivano immessi sul mercato clandestino, garantendo lauti guadagni. Nel corso delle operazioni, a riscontro dell'attività investigativa, sono stati numerosi gli arresti in flagranza di reato effettuati nei confronti dei vari gruppi di tombaroli. A capo delle squadre di 'tombaroli', secondo la Procura, vi era un ventinovenne di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), Vincenzo Godano, soprannominato 'l'archeologo', che indirizzava, guidava e coordinava i suoi uomini, addestrandoli all'uso di sofisticati e costosi metal-detector, capaci di rilevare la presenza di preziosi monili anche a elevate profondità.

Particolarmente efficace si è dimostrata la gestione dei reperti archeologici trafugati che, attraverso una fitta e collaudata rete di contatti, senza difficoltà venivano immessi sul mercato clandestino, garantendo lauti guadagni. Nel corso delle operazioni, a riscontro dell'attività investigativa, sono stati numerosi gli arresti in flagranza di reato effettuati nei confronti dei vari gruppi di tombaroli. A capo delle squadre di 'tombaroli', secondo la Procura, vi era un ventinovenne di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), Vincenzo Godano, soprannominato 'l'archeologo', che indirizzava, guidava e coordinava i suoi uomini, addestrandoli all'uso di sofisticati e costosi metal-detector, capaci di rilevare la presenza di preziosi monili anche a elevate profondità.

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