cerca CERCA
Sabato 20 Aprile 2024
Aggiornato: 07:39
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Elicotteri, fucili d'assalto e missili terra-aria in Iran e Libia: fermata coppia italiana

31 gennaio 2017 | 09.40
LETTURA: 6 minuti

Elicotteri, fucili d'assalto e missili terra-aria in Iran e Libia: fermata coppia italiana

Tre italiani e un libico. Sono le quattro persone destinatarie del provvedimento di fermo del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, su ordine della Dda partenopea, indiziate di traffico internazionale di armi e di materiale dual use di produzione straniera. Eliambulanze opportunamente trasformate in senso militare, veri e propri elicotteri militari, fucili d'assalto, missili terra-aria: questo il 'campionario' che secondo gli investigatori veniva offerto agli acquirenti.

I fermati sono marito e moglie di San Giorgio a Cremano (Napoli), Mario Di Leva, 69enne convertitosi all'Islam con il nome di Jaafar, e Annamaria Fontana, 62enne residente a Pescasseroli (L'Aquila), assieme al manager della Società italiana elicotteri, Andrea Pardi. Il quarto destinatario del provvedimento di fermo è un libico, al momento irreperibile.

In concorso tra loro, nel periodo dal 2011 al 2015, hanno introdotto elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria, aggirando l'embargo, in Iran e Libia senza le necessarie autorizzazioni ministeriali.

I coniugi avrebbero indirettamente avuto contatti con Abdelhakim Belhaj, guerrigliero libico comandante dei ribelli anti-Gheddafi e "indicato come capo del Daesh in Maghreb". E' quanto contenuto nel decreto di fermo emesso dalla Dda di Napoli, che dà conto di quanto trovato nel corso di una perquisizione.

Sul computer di Di Leva sono stati trovati promemoria riguardo un incontro "con tale Hamed Margani", annotando che si tratta di un rappresentante di Belshaj.

Sempre nel 2015 Andrea Pardi si era reso protagonista di un'aggressione nei confronti di un giornalista di 'Report' (VIDEO). In quell'occasione, il cronista lo avvicinò all'esterno della sede della società chiedendogli conto di presunte trattative con Stati oggetto di embargo per la vendita di elicotteri, ma la reazione di Pardi fu immediata e violenta.

Indagato anche il figlio della coppia, per il quale, al pari del padre, i magistrati napoletani sospettano un processo di "radicalizzazione" in atto. Il provvedimento sarebbe stato emesso, secondo quanto si apprende, in quanto nel corso delle indagini era sopraggiunta un'emergenza investigativa legata a un pericolo imminente di fuga all'estero.

Inoltre, ci sarebbero stati rapporti tra i coniugi di San Giorgio a Cremano e ambienti vicini ai rapitori di Fausto Piano, Salvatore Failla, Gino Pollicandro e Filippo Calcagno, i quattro italiani sequestrati in Libia nel 2015. Il sequestro si concluse con la morte di Piano e Failla e con la fuga di Pollicandro e Calcagno. Nel corso delle indagini su Di Leva e sulla moglie sarebbero emersi messaggi tra i due su WhatsApp, risalenti al 2015, nei quali parlano dei 4 italiani rapiti e che farebbero evincere contatti con i rapitori o con persone vicine a questi ultimi. 

"Resta da trovare il libico Mohamud Ali Shaswish, probabilmente si trova fuori dai confini italiani. Per quanto emerge finora dalle indagini - dice all'AdnKronos il colonnello della Guardia di Finanza Gianluca Campana, Comandante del Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia - non risultano contatti o collegamenti con gruppi terroristici".

Il gruppo faceva affari "con operazioni 'estero su estero'. Abbiamo motivo di ritenere - spiega - che le armi che venivano commercializzate non siano mai transitate per il territorio italiano. Le armi arrivavano a destinazione attraverso la società di Andrea Pardi, uno dei fermati, che era autorizzata a commerciare elicotteri per uso civile". Campana precisa poi che "alcuni dei soggetti fermati avevano aderito all'Islam ma allo Stato delle indagini non si può parlare di radicalizzazione in senso jihadista".

"La gravità dei fatti descritti deve essere considerata in particolar modo alla luce delle vicende internazionali, con riguardo agli episodi di cronaca che sempre con maggior frequenza appaiono sugli organi di stampa, con riferimento ai delitti di sangue che sono collegati alle vicende del terrorismo internazionale. Appare evidente che, per quanto attiene ai fatti di traffico internazionale di armi e di materiali dual use contestati, ci si trova di fronte ad una compagine criminale che è strutturata in modo professionale per l'effettuazione di commercio di materiali sensibili al di fuori dei canali ufficiali". E' quanto sottolineano i Pm della Dda di Napoli Catello Maresca e Maurizio Giordano nel provvedimento di fermo a carico del gruppo.

"Pertanto - scrivono i pm - si può concludere che i fatti oggetto delle indagini posti in essere dagli indagati devono essere inquadrati a tutti gli effetti fra le vicende di terrorismo internazionale, in quanto contributo indiretto e non controllabile all’inasprimento dei confitti in essere e, quindi, fattore di aumento non solo della recrudescenza dei fenomeni delittuosi nei paesi devastati dalle guerre civili di cui si discute ma del rischio a cui si espongono anche i paesi che tali fenomeni alimentano".

"Per come è possibile desumere dall’intero evolversi delle vicende -rilevano i pm- il reperimento di armamenti e materiali dual use non è affatto problematico in un paese quale l'Italia, dove peraltro esistono aziende produttrici leader mondiali nel settore".

Nel provvedimento, gli inquirenti delineano la fisionomia "di una complessa struttura criminale che, nonostante gli embarghi internazionali, riesce ad esportare armi di ogni tipo usando vari escamotage, come ad esempio la dichiarazione che si tratta di materiali dual use o triangolando il commercio illecito, simulando che gli affari si svolgono con paesi che non hanno alcun limite derivante da obblighi o sanzioni internazionali".

Per quanto riguarda il materiale 'dual use', "si precisa che nel caso degli elicotteri sono sufficienti poche ed elementari modifiche per installare gli allestimenti militari. D’altra parte la vera realtà delle operazioni in essere emerge anche dalle ingiustificate cautele con le quali la compagine criminale parla dei propri affari, cercando di evitare conversazioni al telefono e, comunque, dissimulando il più possibile la reale natura dei beni compravenduti".

I contatti esteri di maggiore importanza, precisano i pm, "sono riferibili al contesto iraniano ed al contesto libico: anche in tempi recenti risultano numerosi viaggi verso questi due Paesi nonché attuali contatti, telefonici e via mail, con soggetti iraniani e libici".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza