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Dall'eutanasia ai vaccini, ecco il vademecum del Vaticano per gli operatori sanitari

06 febbraio 2017 | 18.30
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(Fotogramma)
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Aborto, eutanasia, vaccinazione, fecondazione artificiale, eugenetica: sono alcuni dei temi affrontati dalla nuova Carta degli operatori sanitari, il "vademecum teologico-morale-medico" come lo ha definito il cardinale Peter Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, presentando il documento in Vaticano, in occasione della 'Giornata mondiale del malato'.

Le posizioni del magistero della Chiesa, confermate nei loro principii generali fissati nella prima pubblicazione del 1995, vengono comunque aggiornate, anche "alla luce delle conquiste della ricerca biomedica e delle nuove realtà socio-sanitarie", come ha spiegato Antonio Spagnolo, direttore dell'istituto di Bioetica della facoltà di Medicina dell'università 'Sacro Cuore' di Roma, fra gli estensori del documento.

In particolare, sul tema del fine vita, Spagnolo ha sottolineato l'esigenza di "rispettare il malato nella fase terminale della sua vita, escludendo sia di anticipare la morte con l'eutanasia, sia di dilazionarla con il cosiddetto accanimento terapeutico". Quanto a "idratazione e nutrizione anche artificialmente somministrate", sono considerate "cure di base dovute al morente, quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio: la loro sospensione non giustificata può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico".

Viene anche confermata "l'eticità della sedazione palliativa profonda nelle fasi prossime al momento della morte, attuata secondo corretti protocolli etici e sottoposta a un continuo monitoraggio". Per quanto riguarda i 'testamenti biologici', Spagnolo ha evidenziato che "deve essere sempre rispettata la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente, ma il medico non è comunque un mero esecutore, conservando il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi dalla propria coscienza".

Confermata nel documento del Vaticano "la posizione di sempre riguardo all'aborto", ovvero di condanna dell'interruzione volontaria della gravidanza nel rispetto della tutela della vita sin dallo stato embrionale. Mentre, "tra le diagnosi prenatali, accettabili ad alcune condizioni" viene "stigmatizzata la diagnosi pre-impianto come espressione di una mentalità eugenetica che legittima l'aborto selettivo per impedire la nascita di bambini affetti da varie malattie".

Sono ritenuti "in contrasto con la dignità umana dell'embrione e della procreazione" e dunque considerati "moralmente inaccettabili" i procedimenti di "generazione umana in laboratorio". Specificati meglio i criteri per la cura della infertilità e il riferimento ai metodi naturali "non solo per la regolazione della fertilità, ma anche come metodi per ottenere una gravidanza". Grande attenzione, infine, rivolta "al tema della prevenzione e dei vaccini" e alla questione della "garanzia di accesso ai farmaci".

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