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Giustizia, arriva il Dizionario giuridico degli insulti: un secolo di sentenze

06 febbraio 2017 | 17.07
LETTURA: 4 minuti

Un'aula di tribunale (Foto Fotogramma)  - FOTOGRAMMA
Un'aula di tribunale (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Per aver detto una frase trash si può finire in tribunale. Tanto che si contano molte sentenze relative agli insulti anche se non tutte vanno nella stessa direzione. Il 'vaffa' ha perso il suo carattere offensivo: significa 'non infastidirmi', quindi si può dire impunemente, dice la Cassazione. No, anzi. "Questa espressione va condannata perché è indice di disprezzo" è infatti la replica della Suprema Corte in un altro pronunciamento.

Ora, però, arriva nelle librerie il "Dizionario giuridico degli insulti" (A&B editrice), un libro, appena pubblicato, che passa in rassegna oltre un secolo di sentenze pronunciate dai tribunali italiani. L’autore è un avvocato cassazionista siciliano, Giuseppe D’Alessandro, particolarmente attento al tema visto e che ha già pubblicato le statistiche sugli insulti più presenti sui tavoli dei tribunali.

"Le sentenze sugli insulti sono appassionanti, ma spesso sembrano contraddirsi e perciò rischiano di creare confusione: che cosa si può dire, allora, senza rischiare di finire in tribunale? E non sono quesiti astratti, visto che le leggi puniscono le offese (ingiuria, diffamazione, oltraggio) con multe fino a 12mila euro e carcere fino a 5 anni" sottolinea sul suo blog parolacce.org lo psicolinguista Vito Tartamella, autore della prefazione del volume.

"Il nuovo dizionario -commenta Tartamella- è un’opera preziosa: può essere utile non solo ai giuristi e ai linguisti, ma anche ai sociologi - per capire come cambia la percezione delle offese nel corso delle epoche - e ai giornalisti e blogger, per sapere quali parole possono o non possono usare nel criticare un personaggio pubblico". Ma "attenzione: fino a un certo punto. Le parolacce, infatti, non si lasciano ingabbiare in una sentenza, di condanna o di assoluzione, perché possono essere usate in molti modi e non solo illeciti" avverte lo psicolinguista, uno dei pochi studiosi al mondo di parolacce e autore di saggi sulle parole trash.

Nel dizionario redatto da D'Alessandro, segnala Tartamella, "si possono trovare, in ordine alfabetico, i pronunciamenti su 1.203 termini insultanti, da 'A fess ‘e mammeta' a 'Zuzzusu' ma la maggioranza sono insulti in italiano, e 83 gesti trash: dal dito medio all'ombrello". "Nel libro -continua- trovate tutti gli insulti classici, come stronzo, carogna, puttana, verme, ladro, fogna, infame. E anche espressioni molto più creative o ispirate dalla letteratura e dalla cronaca: dentiera ambulante, diesel fumoso, ancella giuliva, barabba, azzeccagarbugli, Zio Paperone, Papi girl, Pacciani, Lewinsky".

Ma, evidenzia lo psicolinguista, "fra i termini offensivi sottoposti a giudizio, nel volume si trovano anche parole neutre (tizio, boy scout, coccolone) o addirittura complimenti: bella, bravo, onesto. Tutte, espressioni condannate come insulti". "Com’è possibile? Dipende dall’intenzione comunicativa" perchè, indica Tartamella, "se è vero che con le parolacce posso esprimere anche affetto, pensiamo all'espressione detta fra amici: 'Come stai, vecchio bastardone?', è altrettanto vero che si può camuffare un'offesa sotto le sembianze di un complimento".

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