Con la sentenza pronunciata oggi dal Presidente della Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila, Luigi Catelli, sulla vicenda dei rifiuti velenosi nella maxi discarica di Bussi sul Tirino (Pe) si chiude una delle più complesse e discusse vicende ambientali degli ultimi anni in Abruzzo.
Una sentenza, quella di oggi, che modifica sostanzialmente quella pronunciata dalla Corte d'Assiste di Chieti il 19 dicembre del 2014 che aveva mandato assolti tutti i 19 imputati, coinvolti nel processo e che condanna dieci imputati a pene variabili dai tre a due a tre anni, tutte condonate, e ha previsto previsionali e risarcimento danni a carico degli imputati di quasi quattro milioni anche se poi la misura precisa sarà fissata in sede civile.
Avvelenamento colposo delle acque - La sentenza ha introdotto oggi rispetto alla sentenza dello scorso dicembre una sostanziale novità, riconoscendo il reato di avvelenamento colposo delle acque. Nella sentenza del dicembre del 2014 questo reato non compariva nelle decisioni del Collegio.
Le associazioni ambientaliste - Il Comitato 'Bussi ci riguarda' (EcoIstituto Abruzzo, Italia nostra Mare vivo, Mila Donne Ambiente), "accogliendo con soddisfazione l'esito del processo presso la corte d'Appello dell'Aquila, che costituisce una pietra miliare nella giurisprudenza nazionale, e conferma la nostra tesi sulla strategia d'impresa, ribadisce che la sua azione è sempre stata finalizzata a ottenere il risanamento ambientale della Valpescara. Questa sentenza non solo dà ragione alla nostra battaglia, ma ci consente di rafforzare il nostro impegno dandoci ulteriori energie affinché si possa ottenere quanto prima il ripristino della qualità dei luoghi".