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Rogo Pomezia, l'allarme: "Effetti amianto ci saranno tra 20 anni"

08 maggio 2017 | 13.13
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Rogo Pomezia, l'allarme:

"Rischio amianto: gli effetti ci saranno tra 20/30/40 anni". Così l’Osservatorio Nazionale Amianto che ha diramato il primo bollettino dell’unità di crisi a seguito dell'incendio di Pomezia.

"C’era amianto nello stabilimento ECOX da cui si è generato il rogo di Pomezia, la cui nube tossica ha avvolto un’ampia porzione della campagna romana e del nord della Provincia di Latina" riporta l’Osservatorio, spiegando che le persone che hanno richiesto aiuto all’unità di crisi hanno riferito di "odori acri, bruciore agli occhi, nausea e vomito".

L'Osservatorio ricorda che "la combustione di materiale plastico (PVC) provoca la formazione di diossine, che sono cancerogene, e provocano diversi cancri (tanto è vero che è inserita dallo IARC nel Gruppo I dei cancerogeni), come Seveso insegna". Di qui "l’allarme anche per quanto riguarda le diossine e gli effetti sulla salute umana che si sommano a quelli dell’asbesto e degli altri agenti patogeni e cancerogeni che si sono diffusi nell’ambiente in seguito all’enorme incendio".

CONSEGUENZE DELL’ESPOSIZIONE AD AMIANTO - L’amianto provoca patologie fibrotiche (asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici) e cancerogene (mesotelioma, tumore polmonare, cancri degli altri organi delle vie aeree e gastrointestinali) con tempi di latenza che possono arrivare fino a 40 anni. Non sussiste una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla, precisa l'Osservatorio, e anche poche fibre possono essere sufficienti per provocare il mesotelioma e altre gravi patologie. Si stima che solo in Italia, nel 2016, sono decedute più di 6.000 persone per esposizione ad amianto.

CONSEGUENZE DELL'ESPOSIZIONE E INGESTIONE DI DIOSSINE - Le diossine, ricorda l'Osservatorio, hanno un effetto cancerogeno ritenuto causa di linfomi e tumori ai tessuti molli data la tendenza ad accumularsi nelle cellule adipose e determinano alterazioni epatiche, neurologiche e polmonari. Molto diffusi sono anche i rischi cutanei. Determinano interferenze con il funzionamento cellulare provocando l’alterazione delle ghiandole endocrine, soprattutto tiroide, timo e ipofisi, con un’azione pre-cancerogena, con squilibrio ormonale, rischio di malformazioni genetiche fetali. Possono causare disturbi della crescita e dello sviluppo psicomotorio e determinare sterilità e scarso sviluppo dell’apparato riproduttivo.

Tra le richieste avanzate dall’Osservatorio Nazionale Amianto c'è quella al sindaco di Pomezia di "più incisive misure anche in chiave preventiva", al governo di intervenire "con la sospensione dell’obbligo di pagamento delle tasse e con altre misure di sostegno per il settore", e alla magistratura di "provvedimenti cautelari reali in riferimento a siti con presenza di amianto e altri agenti cancerogeni con rischio incendio".

Intanto l’Osservatorio ha diffuso il PRIMO DECALOGO DI DIFESA DEL CITTADINO.

1) Uso di maschere. Preferibilmente con FFP3, specialmente per coloro che vivono nelle zone limitrofe. In base ai dati tecnici di illustrazione dei dispositivi disponibili, tali protezioni sembrano essere sufficienti;

2) Divieto assoluto di mangiare frutta e verdura prodotta entro i 5 km dal rogo, e attenzione e quindi misure igieniche per tutti gli altri prodotti. Non sempre il solo lavare la frutta può essere sufficiente (il fatto che c’è stato vento e non la pioggia, potrebbe aver fatto disperdere le fibrille di amianto anche a distanze notevoli);

3) Come pulire i terrazzi e balconi: la polvere depositata sui terrazzi e sui balconi potrebbe essere lavata con abbondante quantità d’acqua con sapone, tipo quello di Marsiglia; converrebbe non impiegare la candeggina per questa operazione di pulizia.

4) Per quanto riguarda i pozzi: se i pozzi sono chiusi con apposita copertura, non vi dovrebbero essere entrate quantità rilevanti delle polveri dei fumi dell’incendio tanto da rendere rischioso l’uso dell’acqua. Nel caso contrario, se i pozzi sono aperti, è assolutamente sconsigliato berne l’acqua, e sarebbe opportuno segnalare il rischio in modo adeguato. Ovviamente, chiuderli ora non basterebbe in quanto sono stati esposti a inquinamento almeno da due giorni. Potrebbero anche essere eseguiti accertamenti sui flussi dell’acqua per constatare se, eventualmente, i pozzi sono stati inquinati attraverso la falda.

5) Le istituzioni deputate ai controlli ambientali sarebbero tenute a monitorare le derive e gli spostamenti sia delle polveri di minerale (asbesto), sia dei composti nocivi che potrebbero essere stati generati dalla combustione di materiali organici in presenza del cloro (diossine), tenendo conto delle prevalenti direzioni dei venti. Queste entità meteorologiche agiscono in modo avverso alla salute degli abitanti della zona interessata dall’incendio, favorendo l’aero-dispersione dei veleni su aree più ampie. Meglio sarebbe stato il contributo di detersione dato dell’acqua piovana, ma ciò non è programmabile.

6) Per quanto riguarda gli accertamenti è importante mettersi nella zona corretta per il prelievo dei campioni da testare, in quanto, più lontano queste rilevazioni verranno fatte, meno veritieri potranno essere i risultati.

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