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Giochi: a 1 su 2 piace l'azzardo ma pochissimi italiani sono 'malati'

11 maggio 2017 | 16.37
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Giochi: a 1 su 2 piace l'azzardo ma pochissimi italiani sono 'malati'

Italiani 'malati' di gioco? Sembrerebbe proprio di no, anche se a uno su due piace tentare la fortuna. Il 44,9% dei cittadini tra i 18 e i 75 anni, infatti, ha giocato almeno una volta nell'ultimo anno, ma solo lo 0,9% può considerarsi un 'giocatore problematico'. E' questo il dato-sintesi contenuto nel rapporto (al suo numero zero) della Fondazione Bruno Visentini su 'La percezione sociale del gioco d'azzardo in Italia', realizzata su incarico della Fundaciòn Codere e coordinata da Fabio Marchetti e Luciano Monti, condirettori scientifici Fbv. Il rapporto, presentato oggi a Roma, rappresenta una "radiografia" del nostro Paese su come gli italiani si rapportano al gioco e traccia il loro identikit. (Video)

Dai dettagli dell'analisi, basata su 1.600 interviste a cura di Ipsos, emerge che "la stragrande maggioranza dei cittadini ha un rapporto sereno con il gioco pur nelle diversità culturali e territoriali", sottolinea Luciano Monti evidenziando il "grande rigore" speso per la ricerca "che restituisce una fotografia dei giocatori italiani per essere spunto di osservazioni e future conclusioni". Illustrando i dati, Monti rivela che i giocatori 'fisici' in Italia sono il 44,5%, di questi il 5,2% gioca anche online, mentre lo 0,4% gioca soltanto online (in totale i giocatori della Rete sono il 5,7%).

Ma chi è il giocatore tipo? Uno su due (il 47%) è laureato e ha un reddito alto (50%). La percentuale dei giocatori con bassa scolarizzazione è pari al 25%. Il gioco d'azzardo è diffuso in tutto lo Stivale ma ci sono più consumatori al Sud e nelle Isole sebbene la spesa media pro-capite è inferiore rispetto alla media nazionale (di circa 25 euro) e in relazione alle aree del Centro e e del Nord-Ovest dove si spende di più.

"Il gioco più amato dagli italiani - rivela ancora Monti - è il Gratta&Vinci, lo scelgono più donne che uomini, seguito dal Superenalotto (preferito da uomini), Lotteria Italia (più donne) e Lotto". Ma la percentuale maggiore di giocate è invece concentrata per quasi il 50% nelle Newslot e Videolottery.

Del 5,7% che si collega alla Rete per tentare la fortuna, "il 41,7% accede anche a siti illegali", sottolinea Monti parlando del gioco illegale. In generale il giocatore-web è un giovane uomo (25-34 anni), possiede un diploma di maturità, predilige le scommesse sportive e utilizza i siti per meno di 30 minuti al giorno.

Facendo riferimento ai 'giocatori problematici', Monti sottolinea invece che questa è una categoria che riguarda "pochi, solo lo 0,9%". Si tratta di uomini over 45, dalla bassa scolarizzazione, talvolta persone che hanno perso il lavoro e che quindi "tendono ad infoltire la categoria dei giocatori compulsivi". Il problema non è il gioco d'azzardo, sottolinea il Rapporto "ma il suo eventuale abuso o utilizzo non regolamentato".

Il gioco, sottolinea Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia, "costituisce un volano importante per la nostra economia (circa 1,1 del Pil), e nel settore risultano occupate direttamente e indirettamente, complessivamente circa 150.000 persone, tra i dipendenti dei Concessionari, dei gestori e dei produttori di apparecchi (complessivamente circa 30.000), lavoratori dell'indotto (manutenzione apparati tecnologici sul territorio, supporti commerciali, et.) e la forza lavoro che nei punti di vendita si dedica alla gestione dell'attività di gioco".

Baretta nel messaggio inviato agli organizzatori della presentazione del Rapporto Fbv (per impegni istituzionali non era presente) riassume i punti chiave della proposta del governo sulla riforma dei giochi. "E' urgente - dice - concludere la discussione aperta in sede di Conferenza Unificata con gli Enti Locali e le Regioni. Non si può più continuare in una situazione di confusione normativa, di eccesso di offerta di gioco, di crescita della ludopatia, di assenza di regole. Per questo abbiamo proposto di ridurre del 30% le slot, di dimezzare i punti di gioco e di adottare un equilibrato criterio di distanze, 150 metri, da luoghi sensibili".

"Spero si raggiunga un'intesa", aggiunge Baretta. Che ricorda che la lotta all'illegalità ha prodotto l'oscuramento di 6.000 siti di gioco d'azzardo online, ma per "garantire i migliori livelli di sicurezza" e "il rischio di accesso dei minori di età", serve un maggiore "inasprimento dei controlli" anche con l'attribuzione di poteri speciali alla polizia locale e "introdurre un nuovo modello di governance della vigilanza nel settore dei giochi e delle scommesse, basato anche sulla centralizzazione di qualunque dato o informazione giudiziaria riguardanti il gioco d'azzardo". Queste le misure che il governo vuole adottare per contrastare l'illegalità.

Il Rapporto presentato alla Luiss, evidenzia Giuseppe Di Taranto, membro del Comitato scientifico ristretto della Fondazione Bruno Visentini, "viola il tabù del gioco come 'negatività', sfata i luoghi comuni secondo i quali l'azzardo sia appannaggio delle classi più indigenti e che il Mezzogiorno sia la platea più grande". Secondo Di Taranto quel che è necessario è proprio "cambiare atteggiamento sul concetto di negatività del gioco" perché invece "va considerato una delle maggiori forme di cultura".

A sua volta Josè I. Cases Mendez, vicepresidente della Fundación Codere, che prima ricorda come in Spagna analoga inchiesta si svolge già da 8 anni (affidata all’Università Carlos III di Madrid) poi spiega: "il gioco problematico in Spagna raggiunge solo un 0.1 – 0.3% della popolazione adulta, cosa che, in termini assoluti, significa un intervallo compreso tra i 34.000 e i 100.000 residenti". Nonostante sia importante rivolgere "attenzione" al fenomeno, resta "irresponsabile" affermare "che ci siano, in un paese come l’Italia o la Spagna, milioni di malati di ludopatia. Esagerare nei numeri - sostiene - paradossalmente facilita solo l’allontanarsi dal problema fino ad arrivare ad ignorarne l’importanza, e rende difficile stabilire i mezzi e i meccanismi adeguati per combatterlo".

Da parte sua, Fabio Marchetti, condirettore scientifico della Fondazione Visentini mette l'accento sul fatto che "questo numero zero del rapporto sarà l'inizio di una serie di studi sul settore che svilupperemo nei prossimi anni e sarà interessante vedere le variazioni dei dati e dei fenomeni". Parlando del gioco online osserva come sia "più difficile il controllo" e in virtù di questo "va ripensato un po' tutto". Così come bisogna "ripensare il sistema di tassazione del gioco".

Partendo dai pregiudizi, sostiene Alejandro Pascual, consigliere di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici in rappresentanza di Sistema Gioco Italia, "le decisioni del legislatore rischiano di distruggere tutto il buono che è stato fatto in questi anni, a causa dell'incremento della tassazione. Tra l'altro, limitare l'offerta di gioco e la sua distribuzione sul territorio potrebbero creare un ritorno all'illegalità". Mentre il sistema italiano dei giochi - controllato e sicuro - "è unico al mondo: ci sono 400.000 macchine collegate". Le garanzie del sistema sono date anche dalla formazione degli operatori, "una leva fondamentale".

Più che attaccarlo, bisogna difenderlo questo sistema, dice Pascual, a giudizio del quale "è singolare come oggi si attribuisca al gioco legalizzato la responsabilità del diffondersi della patologia correlata, mentre i dati della ricerca presentata oggi confortano nel senso di ridimensionare fortemente la portata del fenomeno, e della propensione degli italiani al gioco sovvertendo le normali logiche della domanda e dell’offerta". Dello stesso avviso Ferdinando Pagnoncelli, presidente Ipsos. "Il gioco non è la cosiddetta 'tassa dei poveri', anzi il contrario. Lo dimostra questa ricerca che riporta al centro il valore essenziale del gioco, ovvero quello ludico", a riprova che esso è parte integrante dell'utilizzo del proprio tempo libero.

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