Click e sono in scena. Il desiderio di continue gratificazioni a base di like, ci spinge a esibire e condividere ogni istante di vita. Quali sono le conseguenze sociali, politiche, economiche ed estetiche della nostra identità digitale? Quali i rischi derivanti dall’ossessione di apparire sempre e comunque sui social: mentre sorridiamo, diamo un bacio o mangiamo, postando pure il nostro piatto?
Di tutto questo si discuterà nel corso della conferenza internazionale 'Fear and loathing of the online self', promossa dalla John Cabot university (Jcu), dall'università Roma Tre - dipartimento di Filosofia, comunicazione e spettacolo - e dall’Institute of network culture (Inc) di Amsterdam, che si terrà lunedì 22 e martedì 23 maggio a Roma. Saranno presenti accademici, artisti e media-attivisti che lavorano 'dentro e intorno alle culture digitali': Geert Lovink, Jodi Dean, Bifo, Gabriella Coleman, Wendy Chun, Natalie Bookchin, Katherine Behar, Marco Deseriis, Olga Gourionova, Ana Peraica, Rebecca Stein e tanti altri.
"La conferenza, nata da una forma inedita di collaborazione fra l’università americana, quella italiana e uno dei più importanti centri di ricerca sulle culture digitali d’Europa, qual è l’Inc, apre prospettive innovative per la ricerca e il lavoro culturale del futuro", ha spiegato Peter Sarram, professore di Media Studies della John Cabot University.