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"Travolta dalla folla", Myriam racconta la notte da incubo di Juve-Real

05 giugno 2017 | 10.46
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(Foto Adnkronos)
(Foto Adnkronos)

"Mi hanno corso addosso. Mi sentivo soffocare dai passi che sentivo sulla schiena, soffocare dal terrore del torace schiacciato. Ho subito portato le mani a coprire viso e testa. Ero rannicchiata di fianco e sentivo i vetri rompersi tra un piede e l’altro che mi sorpassava le spalle e la testa. Urla, pianti e sirene. Ho temuto di morire". A parlare è Myriam Giacalone, giornalista palermitana, che affida a un lungo post su Facebook il racconto di una notte da incubo.

Sabato sera c'era anche lei a piazza San Carlo a Torino insieme ad alcuni amici e colleghi, tifosi bianconeri. Per assistere alla finale di Champions League Juventus-Real Madrid erano arrivati nella città piemontese per "sentirci uniti nello sport e nella fede calcistica, speravamo in una festa. Non è stata una festa. È stato uno dei momenti peggiori della mia vita" dice, ricordando quei momenti durante i quali "non so quanti miei 'fratelli juventini' mi siano passati sopra la schiena. Mi hanno calpestata dopo avermi travolta, mentre una mandria nel panico fuggiva da piazza San Carlo".

"Quando siamo arrivati in piazza - ricorda - sono rimasta sorpresa da tutta quella gente, dall’enorme quantità di bottiglie di birra che i ragazzi tiravano fuori dagli zaini, da qualche ubriaco che vagolava tra la folla cantando qualche coro. Troppa gente oltre quelle due transenne. E quando le abbiamo superate nessuno ci ha controllato borse o zaini".

Il dramma quando mancavano pochi minuti alla fine della partita. "Un botto e un ronzio - ricorda Myriam -. Ho talmente tanta confusione in testa che non saprei giurare quale rumore sia venuto prima dell’altro. Sembrava il ronzio di uno sciame. E la mandria impazzita che corre lontana dal maxischermo e mi travolge. Il panico attorno e il panico in me. Ho voltato le spalle per seguire la direzione della corsa, ma dopo nemmeno due passi sono stata scaraventata a terra".

"Appena sono riuscita ad alzarmi la piazza era un campo di guerra - conclude -. Chiazze di sangue per terra e sui pali, scarpe abbandonate e perse nella corsa, vetri rotti e maglie sporche e insanguinate, zaini e borse disseminati. Bambini a piedi nudi che correvano sotto i portici, urla di donne disperate e sofferenti. Ho afferrato il cellulare. 'Sono viva, sono viva, avvisa mia madre ti prego! Sono viva!', gridavo io che temevo ancora per la mia vita. 'Che succede?? Che succede?', sento rispondere dalla voce del cuore. 'Non lo so, ho paura ma sono viva! Avvisa mia madre!'. Non sapevo che notizie erano già diffuse da tv e web. Essere viva mi sembrava già una notizia".

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