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Omicidio Varani, il delitto che sconvolse Roma

20 giugno 2017 | 09.28
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Luca Varani  (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Luca Varani (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

di Federica Mochi

L'udienza del processo che lo vedeva imputato per l'omicidio di Luca Varani il 23enne ucciso a marzo del 2016, era fissata per domani. Ma Marco Prato, il pr accusato insieme a Manuel Foffo già condannato con rito abbreviato a 30 anni, si è tolto la vita nel carcere di Velletri, dove era detenuto.

Un omicidio efferato, quello di Luca, avvenuto a Roma nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 marzo del 2016. E' la notte tra venerdì 4 e sabato 5 marzo quando Luca Varani viene torturato e ucciso in un appartamento di via Igino Giordani, in zona Collatina, nel corso di un festino a base di sesso, alcol e droga.

L'allarme scatta quando il proprietario di casa, Manuel Foffo, racconta tutto al padre che chiama il 112. Nell'abitazione della Collatina i carabinieri trovano il corpo senza vita del 23enne. Intanto viene rintracciato anche Marco Prato, accusato insieme a Foffo del delitto, che nel frattempo si era rifugiato in un hotel, tentando il suicidio.

Dalle indagini tecniche del perito nominato dal gip, emerge che Varani è stato stordito e ucciso con almeno 100 tra colpi di martello e coltellate. Foffo e Prato, come risulta dalle indagini, cercano di ripulire l'abitazione gettando gli abiti della vittima e il suo cellulare in un cassonetto, ma vengono arrestati poco dopo il delitto. "Volevamo uccidere qualcuno, volevamo vedere l'effetto che fa'" dirà Foffo ai carabinieri.

Concludendo le indagini, il pm Francesco Scavo ricostruisce tutta la vicenda ricordando che i due indagati dopo aver fatto entrambi ripetuto uso di sostanze alcoliche e stupefacenti la mattina del 4 marzo avevano girato in automobile "alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere o comunque da aggredire solo al fine di provocargli sofferenze fisiche e ucciderlo".

Entrati nell'abitazione di via Igino Giordani, Foffo e Prato contattano Varani invitandolo nell'abitazione dove si trovavano. Qui, secondo la ricostruzione fatta dal magistrato, il giovane "fu fatto denudare per avere con lui una prestazione sessuale, gli offrirono una bevanda con psicofarmaco tanto da stordirlo. Poi l'aggredirono". Dopodiché provarono a soffocarlo colpendolo alla testa e in altre parti del corpo per cento volte fino a farlo morire dissanguato. I due arrestati, intanto si accusano a vicenda, scaricando uno sull'altro le responsabilità principali del delitto.

Il 21 dicembre scorso il pm chiede il rinvio a giudizio per entrambi con l'accusa di omicidio volontario premeditato e aggravato. I due ottengono però un giudizio separato. Foffo chiede e ottiene di poter essere giudicato con rito abbreviato mentre Prato sceglie quello ordinario. L'inizio del processo viene fissato per il 10 aprile davanti alla I Corte d'Assise di Roma. L'udienza slitta al 21 giugno, quando, a causa di uno sciopero, viene nuovamente rimandata. Si sarebbe dovuta tenere domani.

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