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Yara, al via l'appello: Bossetti punta su nuova foto

29 giugno 2017 | 16.33
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Yara, al via l'appello: Bossetti punta su nuova foto

Massimo Bossetti torna in aula. A un anno dalla condanna in primo grado all'ergastolo, l'uomo accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio sarà di fronte ai giudici di Brescia per ribadire la sua innocenza. Domani, venerdì 30 giugno, si apre il secondo atto di un caso che continua a dividere. Diverse decine le testate giornalistiche accreditate per assistere al processo che sarà celebrato davanti alla Corte d'assise d'appello presieduta da Enrico Fischetti - accanto il giudice a latere Massimo Vacchiano e i sei giudici popolari - e che, come in primo grado, sarà vietato a telecamere e fotografi; aula bandita anche a tablet e cellulari.

Meno di un centinaio i posti a sedere per i curiosi che potranno accedere a un tribunale 'blindato': via Gambara diventerà il set per le tv pronte a raccontare il delitto del 26 novembre 2010. Si partirà dal racconto della scomparsa della ginnasta di Brembate fino alle prove che hanno portato alla condanna lo scorso 1 luglio. Sarà compito dell'avvocato generale Marco Martani, rappresentante dell'accusa, elencare le prove contro il muratore di Mapello e chiedere la conferma della condanna per l'omicidio volontario pluriaggravato e per la calunnia ai danni di un ex collega (reato da cui è stato assolto in primo grado).

La difesa, i legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini, preannuncia battaglia sul Dna, a caccia di una perizia negata in primo grado. Gli avvocati chiedono nuove analisi sulle fibre del furgone di Bossetti e nei motivi aggiuntivi allegano una nuova immagine: una fotografia del 24 gennaio 2011, recuperata dai satelliti, dimostrerebbe l'assenza della vittima nel campo di Chignolo d'Isola, dove fu trovata solo il 26 febbraio di quell'anno, tre mesi dopo la scomparsa. L'elemento, se confermato, rimetterebbe in discussione l'intero impianto dell'accusa 'costringendo' a considerare l'ipotesi che il corpo sia stato spostato.

L'udienza di domani - dopo la relazione che ripercorre la vicenda - vedrà protagonista l'accusa: il pg ha il compito di spiegare in che modo Bossetti ha messo in atto un "omicidio di inaudita gravità", maturato in un contesto "di avance a sfondo sessuale, verosimilmente respinte dalla ragazza", a dire dei giudici di primo grado. Da parte dell'imputato c'è stata, per i togati, "una condotta particolarmente riprovevole per la gratuità e superficialità dei patimenti cagionati alla vittima" per appagare la sua "volontà di arrecare dolore". Yara era agonizzante, incapace di chiedere aiuto, quando chi l'ha colpita ripetutamente le ha voltato le spalle. Il decesso è avvenuto dopo una lunga agonia quando alle ferite si è aggiunto il freddo.

Sui leggings e sugli slip della vittima resta una traccia genetica mista della vittima e di 'Ignoto 1', dopo quattro anni di indagine si arriva a identificarlo con il muratore di Mapello. E' il suo Dna, l'imputato sostiene di non aver mai conosciuto la 13enne, che diventa la prova regina. Il suo cellulare certifica che è in una zona il giorno della scomparsa e questo lo rende un sospettato; le fibre sugli indumenti di Yara risultano compatibili con quelli dei sedili del suo furgone - un mezzo simile è immortalato dalle immagini di alcune telecamere vicino alla palestra -; la polvere di calce trovata sulla vittima riconduce al mondo dell'edilizia.

E' sulla traccia biologica che accusa e difesa si giocheranno il processo. Per i giudici quella traccia è "assolutamente affidabile" poiché caratterizzata da "un elevato numero di marcatori" e verificata attraverso "una pluralità di analisi eseguite nel rispetto dei parametri elaborati dalla comunità scientifica internazionale". Non così per i difensori che parlano di "anomalia": se il Dna nucleare è di Bossetti, quello mitocondriale (identifica la linea materna) non corrisponde all'imputato. Spetterà alla Corte bresciana stabilire se disporre una perizia genetica. Bossetti sarà in aula - "E' teso perché si parla della sua vita, ma fiducioso che stavolta possa avere giustizia", fa sapere l'avvocato Salvagni -, assenti invece i genitori di Yara. La sentenza o l'ordinanza per rinnovare il dibattimento potrebbe arrivare nell'udienza del 14 luglio.

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