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Vita di lusso ostentata su Facebook, arrestato evasore a Modena

06 luglio 2017 | 13.39
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Auto di lusso, vacanze in luoghi esotici, cene nei locali più rinomati della movida milanese, accompagnato da donne dello spettacolo e champagne a fiumi. Tutto dettagliatamente condiviso, con tanto di foto ricordo, sui social. La bella vita ostentata da un 55enne di Reggio Emilia non è sfuggita ai finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Modena che, avendo incrociato il suo nome nel corso di una precedente indagine, hanno iniziato a monitorare attentamente il suo profilo Facebook.

Il tenore di vita dell’uomo, ben al di sopra delle sue disponibilità dichiarate, ha portato le Fiamme gialle del comando provinciale di Modena ad approfondire le sue relazioni con la realtà economica emiliana, fino a scoprire, abilmente occultata dietro una fitta rete di prestanome, l’esistenza di una articolata associazione a delinquere specializzata nell’acquisizione di realtà imprenditoriali operanti a livello locale e nazionale e nella successiva distrazione del patrimonio a danno dei creditori.

Immobili, autovetture e, soprattutto, denaro che, invece di essere utilizzati per corrispondere il dovuto ai fornitori ed alle banche, venivano impiegati dal promotore del sodalizio criminale per finanziare i suoi lussi ed altre iniziative economiche a lui riconducibili. Almeno fino a ieri, fino al suo 'Last drink', nome con cui Le Fiamme gialle hanno battezzato l’operazione.

Il capitolo conclusivo di questa prima fase investigativa è stato scritto dai finanzieri modenesi che hanno dato esecuzione a 12 ordinanze di misure cautelari: quattro di custodia - una in carcere nei confronti dell’uomo e 3 agli arresti domiciliari per i suoi più stretti collaboratori - e otto misure interdittive nei confronti dei vari prestanome, finalizzate ad interrompere le condotte criminali ed evitare la reiterazione dei reati contestati.

I finanzieri hanno effettuato 15 perquisizioni in diverse province del nord Italia, eseguite tra le province di Modena, Reggio Emilia, Bologna e Milano, che hanno visto impiegati 60 militari e l’unità cinofila ‘antivaluta’ di Bologna, utilizzata per la ricerca dei contanti occultati dal principale indagato.

Il provvedimento, disposto dal gip del Tribunale di Modena su richiesta della locale Procura, è giunto al termine di complesse indagini di polizia giudiziaria – coordinate dal procuratore Lucia Musti e dal pm Marco Imperato, durate circa un anno, nell’ambito delle quali risultano indagati a vario titolo tredici responsabili.

Nel corso delle indagini, è stato tra l’altro accertato che l’uomo agli arresti, nella convinzione di poter sfuggire in tal modo alla responsabilità penale, aveva fissato formalmente la propria residenza in Portogallo, giurisdizione nella quale aveva anche provveduto a trasferire le aziende, ormai utilizzate come bancomat per i suoi interessi personali.

Le Fiamme gialle modenesi, attraverso l’analisi della documentazione contabile di alcune società già fallite o in fase di dissesto e l’esame dei dati emersi dalle indagini telefoniche, telematiche ed ambientali, hanno ricostruito i meccanismi fraudolenti utilizzati dall’imprenditore e dall’associazione da lui diretta e promossa per autofinanziarsi. Ne è emerso un quadro allarmante, per la capacità dimostrata dall’associazione di penetrare il tessuto economico nazionale tramite l’acquisizione di attività lecite diversificate, operanti, principalmente, nel settore della telefonia e dell’hi-tech, impiegate per il riciclaggio del denaro derivante dalle bancarotte fraudolente di imprese attive nei più svariati settori.

Particolarmente remunerativo, infatti, si è dimostrato uno degli schemi illeciti maggiormente impiegato: il sistematico fallimento di società tramite le quali gli indagati hanno ottenuto crediti commerciali e finanziamenti bancari, utilizzati anche per l’acquisto di macchinari e know-how che venivano poi ceduti, a prezzi irrisori, ad imprese riconducibili a soggetti compiacenti e compartecipi dei reati. 

Nel Modenese, ad esempio, sono state individuate due società di cui l’uomo agli arresti, attraverso il ricorso al massiccio uso di fatture per operazioni inesistenti e cessioni simulate, è riuscito a distrarre l’intero patrimonio.

In più, mediante la presentazione di bilanci artefatti predisposti dal suo contabile di fiducia, è riuscito ad ottenere rilevanti risorse dal sistema creditizio, impiegate per scopi estranei all’impresa. In diversi casi, poi, i finanzieri hanno accertato che le operazioni commerciali poste in essere dalle società nascondevano vere e proprie operazioni di riciclaggio di proventi derivanti da altri fallimenti dolosi e reati tributari commessi dagli indagati. La gestione spregiudicata dell’uomo ha determinato il fallimento di entrambe le società modenesi oggetto di investigazione, con pesantissimi passivi per un ammontare complessivo vicino ai 100 milioni, di cui gran parte vantati dallo Stato a titolo di imposte evase.

Attraverso i medesimi schemi illeciti, l’associazione a delinquere, ramificata ormai in diverse regioni italiane, era riuscita, nel tempo, ad accumulare ingenti disponibilità finanziarie e diversi beni di lusso, tra cui immobili di pregio e autovetture di grossa cilindrata, intestate a società di comodo o a prestanome per sfuggire ai controlli.

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