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Accademia Crusca

"È giusto cazziare qualcuno?" In certi casi...

07 luglio 2017 | 06.57
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(fermo immagine da 'Full Metal Jacket')
(fermo immagine da 'Full Metal Jacket')

È giusto cazziare qualcuno? Secondo l'Accademia della Crusca, si può. Con un tweet di risposta a tutti gli utenti che chiedono se il verbo 'cazziare' possa essere considerato d'uso comune, viene infatti ricordato che "tutti i principali e più diffusi vocabolari dell'italiano contemporaneo, ad eccezione del Treccani 2014, registrano il verbo cazziare col significato di 'rimproverare duramente', marcandolo generalmente come 'regionale-meridionale': così il GRADIT 1999 – che sembrerebbe il primo dizionario dell’uso ad aver accolto questo termine –, il Devoto-Oli (che riporta la voce in questione a partire dall’edizione 2002-2003), il Sabatini-Coletti (dal 2008), lo ZINGARELLI (dal 2014); il GARZANTI (dal 2003) lo marca invece come 'volgare', senza alcuna connotazione diatopica (cioè senza ricondurlo a una particolare area geografica)" si legge sul sito.

"Curiosamente - prosegue l'Accademia - la Treccani, pur non registrando il verbo cazziare nel suo vocabolario, lo utilizza nella sezione Sinonimi e Contrari come sinonimo 'popolare' di sgridare. Alla stessa famiglia lessicale di cazziare appartengono il sostantivo cazziata 'duro rimprovero' e l'accrescitivo cazziatone, i quali sono però presenti nei dizionari già a partire dagli anni Ottanta del Novecento".

"Il verbo cazziare e il sostantivo cazziata - prosegue la Crusca - sono in effetti parole d’origine meridionale, verosimilmente napoletana; si trovano infatti già nei vocabolari dialettali partenopei dell’Ottocento". Ma, "al di là delle questioni di carattere etimologico, va detto che, stando anche ai dati ricavabili dalla rete, cazziare, cazziata e cazziatone risultano ormai termini d'uso non solo meridionale ma più ampiamente italiano, soprattutto nella parlata dei giovani, sebbene siano da considerarsi senz'altro di registro colloquiale assai basso. Tuttavia, capita talvolta di sentire la parola anche in contesti pubblici".

Come si spiega questa diffusione? "Il verbo cazziare e il sostantivo cazziata, da cui cazziatone, sono dunque napoletanismi (o comunque meridionalismi) penetrati nel vocabolario dei militari di tutta Italia nella seconda metà del Novecento - conclude la Crusca - attecchendo facilmente in un ambiente, quello della caserma, dove le intemerate, le lavate di capo, sono sempre state all’ordine del giorno".

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