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Massacrato per gelosia, l'amica trans: "Ecco come sono andate le cose"

31 luglio 2017 | 11.18
LETTURA: 6 minuti

Heven insieme a Vincenzo Ruggiero (foto da Faceboook)
Heven insieme a Vincenzo Ruggiero (foto da Faceboook)

di Federica Mochi

"Scrivo qui perché nonostante mi distrugga interagire con il mondo in questo atroce momento, in cui solo io so quello che sto passando, è l'unico modo per difendermi dalle perfide e immotivate accuse mosse nei miei confronti". Inizia così il lungo post pubblicato su Facebook da Heven Grimaldi, l'amica trans di Vincenzo Ruggiero, fatto a pezzi da Ciro Guarente, compagno di Heven, in un raptus di gelosia. Sulla propria bacheca, Heven prova a ricostruire la vicenda, fornendo la sua versione dei fatti.

"Ero totalmente all'oscuro dello struggente episodio della morte di Vincenzo - spiega - è inutile esprimere il mio dolore qui sopra perché non ho più alcuna forza". La ragazza racconta di trovarsi a Bari la settimana della scomparsa di Vincenzo, e di essere rientrata ad Aversa sabato mattina. E' l'8 luglio. Al suo rientro Heven si accorge subito che qualcosa non va perché non trova il suo amico ad attenderla in stazione. Anche in casa non c'è più traccia del suo migliore amico. Allarmata, chiama la madre di Vincenzo e insieme vanno a denunciarne la scomparsa, senza sapere che il suo compagno, accecato dalla gelosia, lo aveva già massacrato.

"L'artefice del terrificante omicidio, ovvero Ciro Guarente, mi ha da subito prestato il suo falso conforto per lo shock e il dolore provato a seguito della scomparsa di Vincenzo" scrive Heven, spiegando di essere stata ingannata. "In casa mancavano gli indumenti e le valigie di Vincenzo - prosegue - nei primi giorni ho sospettato che nonostante fosse assurdo si potesse trattare di un suo allontanamento volontario".

Heven però si insospettisce. Quell'allontanamento improvviso non la convince del tutto. Racconta di aver chiesto i vicini di casa se avessero visto Vincenzo il giorno prima, ma l'unica cosa che ottiene è la testimonianza di chi ammette di averlo visto allontanarsi con le valigie. Una versione che cambia però repentinamente. "La settimana scorsa, rientrando a casa, presa dallo sconforto di non aver saputo ancora nulla su Vincenzo mi fermo di nuovo a parlare con le persone che dicevano che qualcuno aveva visto Vincenzo allontanarsi con le valigie - spiega la ragazza - ma a quel punto loro mi dicono di essersi confusi, e che il ragazzo visto con le valigie non era Vincenzo ma Ciro. Da lì sono a andata in panico e ho cercato un riscontro con Ciro, che mi negava di essere stato lì la sera del 7 luglio".

Ciro, in effetti, resta lucido, fa finta di niente. "Qualunque movimento o sospetto mosso nei confronti di questa assurda scomparsa mi veniva declinato da Ciro - rimarca la ragazza - che continuava imperterrito a sostenere che Vincenzo era andato via voltando le spalle a tutti". L'uomo, addirittura, la accusa "di non essere permanentemente in ansia per la sua scomparsa". "Chiedeva contro la mia volontà di starmi vicina per confortarmi, mostrandosi la persona più tranquilla e normale al mondo nonostante avesse compiuto un atto così crudele - ricorda Heven - Ha iniziato dopo circa una settimana a manifestare atteggiamenti insoliti nei confronti di Vincenzo e della sua scomparsa, volendomi convincere che fosse andato via con un uomo ricco e tante altre storie assurde".

Insieme al presidente dell'Arcigay di Napoli, Heven decide di recarsi dai carabinieri per una deposizione volontaria e sollecitare le autorità a iniziare le indagini "visto tutto il tempo passato senza una traccia di Vincenzo - scrive la donna - E solo grazie alla mia deposizione, dove ho anche esposto dei dubbi nei confronti di Ciro, che sono partite le indagini. Nonostante fossi presa dai sensi di colpa nel coinvolgere l'uomo che mi è stato accanto per 7 anni non ho desistito a esprimere i miei dubbi, e i miei collegamenti, perché ero disposta a tutto pur di ritrovare Vincenzo."

Nei giorni seguenti le autorità convocano Ciro per un interrogatorio. "La sconvolgente verità venuta fuori con le dovute indagini è stata solo merito mio - denuncia la ragazza - altrimenti avremmo continuato a vivere nel silenzio ed io forse con un assassino al mio fianco. 'Ricch... di mer.., assassino disumano, complice cattivo' sono solo una piccola parte delle accuse immotivate rivolte contro di me".

Due giorni fa la donna dice di aver ricevuto minacce di morte dal fratello di Vincenzo "tossicodipendente e aggressivo anche nei confronti di Vincenzo stesso". La ragazza assicura di aver sempre aiutato il suo amico, di essere stata per lui la sua famiglia. "Io ho sempre aiutato Vincenzo in qualunque modo mi è stato possibile, soprattutto nell'ultimo periodo, dove a seguito di un feroce litigio in famiglia ho prelevato Vincenzo portandolo in pronto soccorso per poi tenerlo a vivere con me - spiega ancora nel post - ho provveduto a lui economicamente, gli ho lasciato la mia auto, mi sono curata di lui con tutti i mezzi a disposizione perché Vincenzo era la mia vita, vita che ora non ho più".

"Ho perso in una sola tragedia le 2 persone più importanti della mia vita - conclude - il mio migliore amico e fratello, il mio fidanzato con il quale ho trascorso 7 lunghi anni della mia esistenza, la mia casa, la mia vita! Quindi siete pregati di non accusarmi per alcun motivo, ripeto che se è stata fatta giustizia è solo grazie al mio incontro con carabinieri dove ho sollecitato le indagini. Ciro ha mentito a me e a tutti i suoi amici, passando per una persona tranquilla e totalmente estranea ai fatti. Se non capite il mio dolore, almeno siate umani. Grazie".

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