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Obblighi

Vaccini, a Roma un bimbo su tre senza certificato

12 settembre 2017 | 06.59
LETTURA: 3 minuti

(Foto di repertorio Fotogramma) - FOTOGRAMMA
(Foto di repertorio Fotogramma) - FOTOGRAMMA

di Paola Lalli

Quasi un bambino su tre non è ancora formalmente in regola per entrare in aula. Accade tra i piccoli alunni (263 in tutto) delle 5 scuole materne che fanno parte dell'Istituto comprensivo Via Aretusa, zona La Rustica, a Roma. Ieri scadeva il termine per presentare il libretto che comprova l’effettuazione di 10 vaccini (9 per i nati prima del 2017) oppure la richiesta di appuntamento per eseguirli in base a quanto prevede il decreto del ministero della Salute, tradotto in legge a fine luglio, che introduce l’obbligo vaccinale per tutelare la salute pubblica. Chi non è in regola con questa documentazione, non potrà entrare in classe.

Premesso che si tratta di un solo Istituto comprensivo della Capitale e quindi di un dato più che parziale, fa pensare il fatto che così tante famiglie non abbiamo preso provvedimenti. "Venerdì scorso solo il 50% dei genitori ci aveva portato i documenti necessari - spiega all'Adnkronos la dirigente scolastica Donatella Gentilini - oggi c'è stato una sorta di rush finale. Ma su 268, di 94 bimbi non abbiamo le carte necessarie per farli entrare in classe".

La Rustica è un quartiere della periferia est di Roma. "Tra i nostri studenti ci sono molti rom e figli di immigrati - dice la Gentilini - ma tra coloro che non si sono messi in regola ci sono molte famiglie italiane: sui 95 non in regola, 18 sono stranieri e 4 rom. Quindi ben 73 sono italiani. Io ho messo cartelli fuori e dentro la scuola e sul nostro sito. A tutti i genitori che hanno telefonato, il personale ha dato tutte le informazioni necessarie. Non credo quindi che il problema sia quello di una mancata informazione anche se, il periodo in cui ci siamo mossi, non è l'ideale per far sì che la comunicazione sia capillare".

"Ciò che temo è che qualche genitore voglia imporre la presenza del figlio in classe nonostante la certificazione sia per legge requisito di accesso. Io devo tutelare i piccoli alunni vaccinati e in regola - afferma la dirigente scolastica - non esiterò, in una condizione difficile, a chiamare la forza pubblica per far fronte nel modo migliore possibile alla situazione".

"Un po' ce lo aspettavamo che in quella zona potesse accadere una cosa del genere - dice Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio - ma il problema è a monte. Noi siamo più che favorevoli a questa legge ma non c'è stato il necessario coordinamento tra le varie istituzioni. Alcune regioni più organizzate sono riuscite a sopperire a questa mancanza ma altre no".

"Ad esempio una disposizione prevede che nella classe in cui ci sia un bimbo immunodepresso tutti gli altri alunni debbano essere vaccinati - sottolinea Rusconi - la scuola saprà se un ragazzino non è in regola con i vaccini solo tra diversi mesi, rendendo di fatto questa disposizione inattuata". "Per questo noi abbiamo consigliato ai presidi di fare una circolare in cui si invitano i genitori con figli immunodepressi a dirlo, in modo da capire se siano in una 'classe pericolosa' per loro".

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