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Violenza su donne: 11 femminicidi in Emilia Romagna nel 2016

26 settembre 2017 | 18.55
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Nel 2016, in Emilia-Romagna ci sono stati 11 femminicidi e 4 tentativi di femminicidio. Quasi il 50% in più rispetto ai sei episodi registrati nel 2015. E 870 sono state le chiamate arrivate dall’Emilia-Romagna al numero governativo contro la violenza di genere 1522, cioè il 4,98% del totale nazionale, secondo le statistiche 2016 del ‘Piano d'azione contro la violenza sessuale e di genere’, del dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. Sono alcuni dati che emergono durante la presentazione, a Bologna, del progetto itinerante “Innamòrati di Te”, che dal 2015 la multinazionale spagnola del gioco legale, Codere Italia, porta nelle principali città italiane per sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica sul tema della violenza sulle donne.

Bologna ha ospitato la sesta tappa dell’iniziativa, durante la quale hanno preso la parola rappresentanti delle istituzioni locali, esponenti delle forze dell’ordine, medici, associazioni territoriali e addetti ai lavori. “L’impegno della città metropolitana di Bologna nella lotta alla violenza parte dall’educazione all’interno delle scuole, per abbattere gli stereotipi che spesso portano le ragazze a rinunciare ai percorsi di studio desiderati perché considerati da maschi”, sottolinea Elisabetta Scalambra, consigliera della città metropolitana di Bologna con delega alle Pari Opportunità.

"In ‘Sono cose da maschi’ gli studenti, coordinati da un team di professori uomini, hanno ideato dei progetti per far sentire ‘a casa’ le ragazze all’interno della scuola stessa. Iniziative di questo tipo insegnano la convivenza e il rispetto dell’altro genere, da qui si comincia a capire che siamo tutti uguali e che tutti possono fare tutto”.

“Il Comune di Bologna ha avviato diverse iniziative di collaborazione istituzionale, sottoscrivendo un protocollo con la Regione per dare attuazione alla legge sulla parità e mettendo in rete tutti i soggetti che lavorano con le donne, da chi ha subito violenza a chi opera per le attività culturali e di prevenzione”, ha dichiarato Susanna Zaccaria, Assessore Pari opportunità e differenze di genere al Comune di Bologna.

“Ad esempio, un protocollo sottoscritto con gli uffici giudiziari e le forze dell’ordine garantisce un coordinamento tra pronto soccorso, centri antiviolenza e gli altri soggetti impegnati garantendo protezione alla donna in tutti i passaggi dell’assistenza”. “Il Comando Provinciale dei Carabinieri opera attivamente nell’azione di prevenzione attraverso corsi presso scuole e associazioni, come la Casa delle donne”, ha aggiunto Federico Ruocco, Tenente Colonnello del Comando Provinciale dei Carabinieri.

“Obiettivo è incrementare le capacità di cogliere prontamente i segnali di situazioni a rischio, per poter far intervenire i servizi sociosanitari e, quando previsto, l’Autorità Giudiziaria. D’intesa con la Prefettura di Bologna, con la collaborazione dell’Università di Bologna, di Comune e Città Metropolitana di Bologna, della Regione Emilia Romagna, dei servizi sociali pubblici e delle onlus convenzionate attive nel settore, da diversi anni il Comando Provinciale dei Carabinieri sviluppa specifiche occasioni formative per i propri operatori, cui partecipano le altre Forze di Polizia, i Corpi di Polizia Locale e gli operatori dei servizi sociali pubblici e di volontariato, generando al contempo un continuo scambio informativo e una condivisione di capacità ed esperienze”.

Tra i relatori di “Innamorati di te” anche Ilaria Tarricone, Ricercatrice e Docente di Psichiatria, DIMEC- UNIBO e Psichiatra DSM-DP Ausl Bologna. “I termini 'femminicidio', 'violenze di genere' sono categorie semplificatorie che spesso non colgono l’origine del problema che, come ci insegna la psichiatria sociale, è sempre figlio di un sistema malato, familiare, di coppia, sociale e va letto in una prospettiva più ampia del singolo atto”. E a proposito dell’associazione, sempre più frequente, tra violenza e migranti: "è una delle forme di violenza sociale più gravi della nostra epoca”, mette in guardia la psichiatra. “ I migranti rappresentano una categoria fragile, a rischio di subire violenza più che perpetrarla. L’accoglienza e il supporto all’integrazione è uno dei modi migliori per prevenire comportamenti violenti talvolta dettati dall'emarginazione”.

“Il tipo di violenza con cui abbiamo a che fare è di tipo economico, sociale e culturale”, aggiunge Cristina Bignardi dell’Associazione Pace Adesso-Peace Now Onlus. “Badanti, spesso mogli di mariti tossicodipendenti e alcolisti, obbligate a lasciare le famiglie e venire in Italia per poterli mantenere, donne con più lauree alle spalle costrette a svolgere impieghi al ribasso, che devono chiedere permesso al marito per fare una visita o costrette a prostituirsi. Il modo per attuare un aiuto efficace è quello di mettere al centro la persona, cercare di conoscerla e di entrare in relazione con lei”.

Sulla necessità di inquadrare la violenza come un problema sociale e non solo individuale interviene anche Adriana Cogode, Viceprefetto vicario alla Prefettura di Bologna: “La prevenzione, forte ed incisiva, deve essere accompagnata dall'educazione che viene dalla scuola e dalla famiglia”. “Oltre il 70% delle donne che dichiarano di aver subito violenza ha figli, in oltre il 50% dei casi sono minori, osserva Monia Gennari, pediatra presso l'Ospedale S.Orsola. Pur non subendo violenza direttamente assistono a quella del genitore e questo determina nel bambino vari tipi di disturbi come aggressività, inquietudine, comportamenti adultizzati, disturbi del sonno o del comportamento alimentare. Il bambino può sviluppare un senso di colpa, sia per essere stato risparmiato dalla violenza sia per l’impotenza di non riuscire a proteggere la madre”.

“Imparare a difendersi vuol dire lavorare sulla conoscenza delle situazioni pericolose, su come riconoscerle nella realtà e su come gestirle per evitare lo scontro fisico e verbale", sostiene Moreno Martelli, Maestro di Krav Maga, disciplina molto popolare nelle palestre come tecnica di difesa personale. “Si lavora su come impostare la propria vita per ridurre il fattore di rischio, adottando atteggiamenti più prudenti e aumentando la soglia di attenzione, e soprattutto su come gestire rabbia, stress, ego e orgoglio. Un’altra parte del lavoro viene poi dedicata alla tecnica, ai colpi e alle parate”.

“Quando abbiamo dato inizio a questo tour itinerante non avremmo immaginato quanto il fenomeno potesse aumentare e radicalizzarsi sempre più”, ha concluso Imma Romano, Responsabile Relazioni Istituzionali di Codere Italia. “Il progetto ‘Innamòrati di Te’ vuole rappresentare un importante momento di vicinanza a tutte le donne, che sono oltretutto una parte cospicua della nostra clientela”.

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