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Raggi verso il processo: cosa rischia

29 settembre 2017 | 11.02
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Virginia Raggi (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Virginia Raggi (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Su Facebook si è detta "soddisfatta" della decisione della Procura di Roma di far cadere le accuse di abuso d'ufficio per la nomina di Salvatore Romeo a capo della segreteria politica. Eppure, sulla sindaca di Roma Virginia Raggi si è già proiettata l'ombra del processo che dovrà affrontare in uno dei momenti più delicati per il futuro del Movimento Cinque Stelle. Per i pentastellati, la partita più dura si giocherà nei prossimi mesi, quando i cittadini saranno chiamati ale urne, prima per le elezioni regionali e poi per le Politiche. Scongiurato il fantasma della legge Severino, ora la prima cittadina di Roma dovrà rispondere dell'accusa di falso in atto pubblico. Ma cosa rischia in concreto Raggi e perché il falso è più grave dell'abuso d'ufficio?

COSA RISCHIA RAGGI - Secondo le vecchie logiche del Movimento 5 Stelle cui la Raggi appartiene, la sindaca avrebbe già dovuto lasciare l'incarico o il partito, tant'è che in passato era bastato un avviso di garanzia per sospendere dal Movimento il sindaco di Parma Federico Pizzarotti o chiedere le dimissioni di Angelino Alfano. Con il nuovo codice di comportamento, però, approvato dagli elettori il 3 gennaio scorso, i grillini hanno assunto un atteggiamento più garantista. La condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo è considerata dal Movimento "grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva" mentre "la ricezione, da parte del portavoce, di informazioni di garanzia”o di un avviso di conclusione delle indagini non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso". La sindaca di Roma, nella sua attuale condizione, non ha quindi alcun obbligo di dimissioni ma può scegliere di "autosospendersi a tutela dell’immagine del MoVimento 5 Stelle, senza che ciò implichi di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità".

ABUSO D'UFFICIO E FALSO, CHE DIFFERENZA C'E'? - Abuso d'ufficio e falso sono entrambi disciplinati dal codice penale e sono imputabili ai comportamenti di pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio. Mentre il reato di abuso d'ufficio viene commesso dal "pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto", ed è punito con la reclusione da uno a quattro anni, il falso ideologico in atto pubblico viene commesso da chiunque attesti fatti e situazioni non veritieri oppure alteri dichiarazioni ufficiali. Il reato di falso ideologico in atto pubblico viene punito con una pena che va da 1 a 6 anni di reclusione.

MA IL FALSO E' PIU' GRAVE DELL'ABUSO D'UFFICIO? - L'abuso d'ufficio comporta la decadenza in caso di condanna, facendo scattare la Severino. Ma il falso è un reato che viene punito con una pena più grave, che va da 1 a 6 anni di reclusione. Inoltre, mentre il primo è un reato che danneggia il buon andamento e la trasparenza della pubblica amministrazione, il falso è un reato commesso contro la fede pubblica ed ha quindi un peso maggiore rispetto all'abuso d'ufficio.

IL FANTASMA DELLA SEVERINO - Con la decisione della Procura di far cadere l'accusa di abuso d'ufficio, per la sindaca è stato scongiurato il fantasma della Legge Severino che prevede la sospensione dall'incarico di un amministratore pubblico nel caso subisca condanne, anche in primo grado, per peculato, corruzione, concussione e abuso d'ufficio. E se è vero che la decadenza scatta solo con la condanna definitiva, nel caso in cui Raggi venisse condannata a una pena uguale o superiore a 2 anni, per lei potrebbe di fatto scattare la sospensione.

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