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Il caso

"Tr..., che Dio ti punisca", minacce e insulti a Francesca Barra

03 ottobre 2017 | 13.56
LETTURA: 4 minuti

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"Non parlerò mai più di violenza sulle donne. Mai più fino a quando tizi come questi non saranno arrestati. Altrimenti le mie saranno solo parole". Conduttrice, giornalista, scrittrice, Francesca Barra finisce nel mirino degli 'haters' social e denuncia, screenshot dopo screenshot, la sequenza di insulti violenti e minacce ricevuti negli ultimi mesi. Una denuncia che non si limita al virtuale, perché la cronista ha deciso di passare ai fatti, per ora portando in tribunale per diffamazione un impiegato della Regione Basilicata che "si è permesso di nominare su Facebook impropriamente i miei figli ed è stato denunciato. Lui e chi ha cliccato like. Perché ha scritto una cosa crudele, falsa. Un reato".

E l'uomo non è l'unico ad attaccare Francesca Barra. Per giorni infatti la giornalista è stata vittima di una vera e propria aggressione social fatta di tweet e commenti dal tenore inaccettabile: "Troie come te vanno arse vive. Non venire mai nella mia Sicilia puttana" insieme all'augurio di "una morte lenta e atroce", sono solo alcuni dei messaggi recapitati alla donna.

Ma quale sarebbe la 'colpa' di Francesca Barra? A quanto pare, a scatenare i peggiori istinti degli utenti, la separazione della scrittrice dal marito e la relazione intrecciata successivamente con l'attore Claudio Santamaria. "Volete tutti conoscere il motivo di tanto odio? Non dovrebbe servire, perché non esiste una ragione valida. Ma - scrive Barra su Facebook - vi consegno una storia così smettete di domandarvelo. Una donna si separa, ma ha tre figli. Vive una relazione alla luce del sole. Non si nasconde, non mente ai propri cari. Ma soprattutto con coerenza vive come le hanno insegnato fin da bambina: con onestà, coraggio, rispetto e inseguendo il diritto alla felicità".

"A nessuno - o quasi - interessa quanto sia stata dolorosa e sofferta una separazione. Di chi - scrive ancora - siano le colpe, se poi sia giusta una percentuale di responsabilità. Se sia stata lei tradita, se abbia lottato prima di arrendersi. O insomma, cosa sia successo fra le mura della sua casa. E sapete perché? Perché non dovrebbero essere fatti pubblici, anche se il personaggio in questione è pubblico. Non ha venduto la sua anima al diavolo, per esercitare la sua professione. Nessuno ha il diritto di spiare, di interpretare, di giudicare. Ma per troppi: la donna è puttana. L'uomo un conquistatore. Merita indulgenza. Una donna che è anche madre no. Che importa se ha cicatrici sul cuore?", si chiede dalle pagine di Facebook.

"Quindi oltre al chiacchiericcio nei salotti - aggiunge -, arrivano minacce di morte per me e i miei figli sui social da parte di utenti che nascondono volto e vero nome e diffamazione da parte di un funzionario della regione Basilicata che coinvolge anche mia figlia gettando fango sulla mia famiglia".

Una situazione dolorosa che le impone di lanciare un appello contro la violenza di cui è vittima: "Quando capirete che questa battaglia è anche la vostra battaglia? Chi tace, chi non si indigna, fa passi indietro. Ecco perché da donna, madre, giornalista, io smetterò di parlare di casi di violenza contro le donne. Perché non cambia, se non inizia a cambiare nelle vostre bacheche, nelle chat, nei nostri salotti. Poi in TV. Poi [...]. E' da quando ero una bambina che mi sono ribellata alla voce del popolo che diventa voce di Dio. Ha rovinato troppe vite. Dite basta alla violenza verbale. Alla diffamazione. Alla violenza, partendo da qui. Questa - conclude - è violenza".

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