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Caso Garlasco, difesa Stasi denuncia pedinamenti

06 ottobre 2017 | 12.14
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(Fotogramma)
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La difesa di Alberto Stasi non demorde e cerca nuove prove per dimostrare l'innocenza del proprio assistito condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Una ricerca che, però, si tinge di giallo: i difensori di Stasi hanno presentato denuncia ai carabinieri per violenza privata e stalking, fascicolo ora nelle mani del pm di Milano, Alberto Nobili. 

Un atto che segue alcuni episodi allarmanti, a dire dei legali, i quali si sono affidati a un team di esperti per nuove investigazioni. L'idea dei difensori anche dopo l'archiviazione per Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, è che il vero colpevole sia legato all'ambiente di Garlasco e a persone che avrebbero avuto facile accesso alla villetta di via Pascoli. 

Le nuove ricerche sono state interrotte, solo momentaneamente, da alcuni messaggi ricevuti via mail, da pedinamenti in auto, da informazioni riservate presto a conoscenza di estranei. Episodi che hanno portato la difesa di Alberto, detenuto nel carcere di Bollate, a rivolgersi all'Arma. Dopo la condanna in via definitiva del 12 dicembre 2015, la difesa di Stasi non è ancora pronta a mettere la parola fine al caso di Garlasco. 

I legali di Stasi non hanno mai smesso di fare indagini difensive, ma in questo caso hanno dovuto fare i conti con qualche 'ostacolo' e si sono visti costretti a fornire ai carabinieri mail e numeri di targa di chi - per ora ancora ignoto - potrebbe aver voluto interferire con la ricerca di nuove prove. La sentenza definitiva, arrivata al termine di un lungo iter processuale durato 7 anni, non ha scalfito l'idea dei legali che Stasi è innocente, seppure da sempre è l'unico imputato per l'omicidio del 13 agosto 2007. La difesa, dopo il passo falso delle accuse contro Sempio, non ha mai chiesto la riapertura del processo: l'intenzione sarebbe quella di arrivare a chiedere la revisione fornendo l'identikit preciso del presunto colpevole del delitto di Chiara Poggi, più che mettere in dubbio alcune delle prove su cui si fonda la condanna in via definitiva contro Stasi.

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