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Pena di morte, Papa: "Disumana e inammissibile"

11 ottobre 2017 | 19.06
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"La pena di morte è inammissibile, per quanto grave possa essere stato il reato commesso, perché attenta alla inviolabilità e dignità della persona". E' quanto Papa Francesco ritiene "necessario ribadire", intervenendo nell'Aula del Sinodo in Vaticano all'incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, in occasione dei 25 anni dalla pubblicazione della Costituzione Apostolica 'Fidei Depositum' di Papa Giovanni Paolo II che accompagnava l'uscita del 'Catechismo della Chiesa cattolica'.

Il tema della pena di morte, sottolinea il Pontefice, non può essere ridotto "a un mero ricordo di insegnamento storico, senza far emergere non solo il progresso nella dottrina ad opera degli ultimi Pontefici, ma anche la mutata consapevolezza del popolo cristiano, che rifiuta un atteggiamento consenziente nei confronti di una pena che lede pesantemente la dignità umana. Si deve affermare con forza che la condanna alla pena di morte è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale".

Dunque, afferma con forza il Papa, "la pena di morte è in sé stessa contraria al Vangelo, perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui Dio solo in ultima analisi è vero giudice e garante. Mai nessun uomo, neppure l’omicida, perde la sua dignità personale. A nessuno, quindi, può essere tolta non solo la vita, ma la stessa possibilità di un riscatto morale ed esistenziale che torni a favore della comunità".

Ricorda il Pontefice: "Nei secoli passati, quando si era dinnanzi a una povertà degli strumenti di difesa e la maturità sociale ancora non aveva conosciuto un suo positivo sviluppo, il ricorso alla pena di morte appariva come la conseguenza logica dell’applicazione della giustizia a cui doversi attenere. Purtroppo, anche nello Stato Pontificio si è fatto ricorso a questo estremo e disumano rimedio, trascurando il primato della misericordia sulla giustizia. Assumiamo le responsabilità del passato e riconosciamo che quei mezzi erano dettati da una mentalità più legalistica che cristiana".

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